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Non può usare il seme congelato del marito morto: i giudici stoppano il testamento

La Corte d'Appello di Firenze ribadisce che la procreazione assistita post mortem è vietata in Italia. L'ultima sentenza mette fine all'iter per realizzare le ultime volontà dell'uomo

Non può usare il seme congelato del marito morto: i giudici stoppano il testamento
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Una decisione delicata ma netta quella della Corte d'Appello di Firenze che è intervenuta sul caso del liquido seminale di un uomo già deceduto che era stato conservato nella banca del seme qualora fosse diventato sterile affinché la propria moglie lo potesse utilizzare per procreare. La decisione dei giudici è stata netta: in Italia non è consentita la procreazione medicalmente assistita (Pma) dopo la morte.

La storia

Una donna di Firenze, già quattro anni fa, aveva richiesto al Tribunale fiorentino che le venisse consegnato il seme del proprio marito morto precedentemente a seguito di un tumore: proprio per evitare di spezzare il sogno della coppia, l'uomo aveva fatto conservare il suo liquido seminale nella banca del seme qualora fosse avvenuto il decesso ma anche se fosse rimasto in vita. Sapeva bene, infatti, che le cure contro un tumore così aggressivo avrebbero potuto annullargli la fertilità.

Cosa dice la legge italiana

Il Corriere della Sera riporta le parole dell'uomo, scritte manualmente nel suo testamento, spiegando i motivi del suo gesto che aveva come fine quello di "poter realizzare il nostro sogno di procreare un nostro bambino, anche se io venissi a mancare". Nonostante le sue chiare volontà, quel seme non può essere consegnato alla donna perché nel nostro Paese non è consentita la Pma post mortem, anche se come in questo caso c'è un pieno e totale accordo, perché i due coniugi devono essere necessariamente entrambi in vita. "Il campione di seme maschile umano crioconservato era stato depositato per consentire la procreazione, nell’eventualità di futura sterilità del depositante e la stessa disposizione testamentaria aveva fatto esplicito riferimento al concepimento di un figlio dopo la sua morte", recita un passaggio della sentenza.

La decisione del tribunale

C'è un "ma" importante che è stato comunque bloccato sul nascere: la legge italiana non vieta, però, che il seme possa essere consegnato (anche se impossibile da utilizzare). In teoria, quindi, la donna sarebbe potuta andare in un altro Paese dove è consentita la procreazione post-mortem e utilizzare il liquido seminale del marito. Ma nella sentenza riportata dal quotidiano, però, la Corte d'Appello di Firenze ha vietato alla donna questa possibilità nelle conclusioni della sua sentenza.

" si può ritenere che la donna possa comunque ottenere il campione per farne un diverso utilizzo - ad esempio per destinare i gameti alla ricerca, come reliquia del defunto o altro - quand’anche lecito, in assenza di un ulteriore e specifico consenso da parte dell’interessato, deceduto, trattandosi di fini diversi da quelli per cui i gameti erano stati crioconservati". Dunque, a meno di una vittoria (se ci sarà ricorso) in Cassazione, quel liquido crioconservato dovrà essere necessariamente distrutto.

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