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Rdc, una truffa da 300mila euro. Ecco come i romeni ottenevano l'assegno

I beneficiari dell'assegno non conoscevano una parola di italiano: il sospetto dei finanzieri, che hanno scoperto l'inganno

Truffa da 300mila euro, ecco come i romeni prendevano indebitamente il Rdc: 55 denunce

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Truffa da 300mila euro, ecco come i romeni prendevano indebitamente il Rdc: 55 denunce

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Gli uomini del comando provinciale della Guardia di finanza di La Spezia hanno portato alla luce una maxi truffa ai danni dello Stato messa a segno da numerosi romeni i quali, pur non possedendo i requisiti richiesti, percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza: un raggiro che è costato all'Erario la bellezza di 300mila euro. Dopo la segnalazione all'autorità giudiziaria sono state denunciate complessivamente 55 persone, vale a dire i 32 romeni beneficiari della misura, 17 individui accusati del reato di sostituzione di persona e ulteriori 6 incriminati per riciclaggio.

A scoperchiare il vaso di Pandora sono stati i finanzieri della Compagnia di Sarzana, i quali hanno indagato a lungo su alcuni soggetti di nazionalità romena decisamente sospetti. Questi ultimi si erano recati presso diversi sportelli postali per ritirare la carta del reddito di cittadinanza, ma un particolare nello specifico aveva destato l'attenzione dei militari: nessuno di loro era in grado di parlare né di comprendere una sola parola di italiano, motivo per cui si facevano accompagnare da un connazionale in grado di fungere da perfetto intermediario con gli operatori. Ciò ha fatto fin da subito nascere negli inquirenti il sospetto che nessuno dei percettori avesse il requisito dei 10 anni di residenza in Italia, necessario per poter beneficiare della misura di sostegno.

Tanto è bastasto per approfondire ulteriormente le indagini, portando alla luce un complesso e ben organizzato sistema di appropriazione indebita di denaro pubblico. Grazie agli accertamenti successivi, eseguiti tramite le numerose banche dati in uso al corpo della Guardia di finanza, è stato possibile documentare che sia le Dichiarazioni sostitutive Uniche che le domande di reddito di cittadinanza presentate da tali soggetti rumeni riportavano informazioni mendaci, finalizzate a simulare le condizioni richieste dalla legge per ottenere il beneficio.

Una volta appurato ciò, i militari hanno provveduto immediatamente a inoltrare la segnalazione alla competente Direzione provinciale dell'Inps, facendo in modo così che venisse interrotta l'erogazione di ulteriori 168.106 euro ai 32 romeni che percepivano indebitamente il contributo.

Le indagini, ovviamente, sono andate avanti, e hanno permesso ai finanzieri di scoprire un rodato sistema di frode ai danni dello Stato in cui, grazie al supporto di complici e intermediari, i truffatori "provvedevano immediatamente ad eseguire operazioni di ricarica delle proprie PostePay private scaricandole interamente del sussidio pubblico pre caricato". Ciò poteva essere fatto grazie alla connivenza di 6 italiani e romeni i quali, "attraverso le movimentazioni monetarie ed i massicci prelievi di denaro contante" si sono resi colpevoli del reato di riciclaggio per 105.

250 euro e di altre 17 persone accusate del reato di sostituzione di persona per aver prestato la propria identità con l'obiettivo di consentire ai beneficiari di completare le operazioni richieste.

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