Il 28 ottobre del 1922 il fascismo marciava su Roma e io vorrei tentare in poche righe un necrologio onesto che scandalizzerà molti e scontenterà tanti. Tenetevi forte. Nei 150 anni di Italia unita il fascismo resta insuperato sul piano delle realizzazioni e delle riforme, del consenso popolare e del prestigio mondiale, dell'integrazione nazionale e sociale delle masse, dell'ordine e dell'efficacia di governo, dell'onestà pubblica e della dedizione allo Stato e all'amor patrio. Chi lo nega è disonesto, nega la realtà e la verità. È invece onesto dire che tutto questo non basta a compensare la perdita della libertà, l'imposizione e la violenza, la finzione retorica, la sciagurata alleanza col nazismo e la complicità nel razzismo e infine la passione fatale della guerra. Non si bilanciano beni e mali imparagonabili tra loro.
Chi fu fascista a babbo morto, quando era già sepolto e proibito, credette in buona fede che fosse essenziale il primo lato e accidentale il secondo; ne elogiò a suo rischio le grandi imprese e reputò i disastri frutto di errori e circostanze, cattivi alleati e pessimi nemici. Non fu così, autentici furono ambo i versanti; da qui l'interpretazione tragica del fascismo. In un necrologio onesto il fascismo grandeggia nella storia in ambedue.
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