Spenderemo il 14% delle entrate per ripagare lo spread

Posto che rendimenti e spread dei titoli di Stato rimangano ai livelli attuali, nel 2017 spenderemo il 14% delle entrate fiscali solo per ripagare gli interessi sul debito pubblico

L’Italia dovrà spendere il 14% di tutte le sue entrate fiscali solo per ripagare gli interessi sul debito pubblico nel 2017, posto che rendimenti e spread dei titoli di Stato rimangano ai livelli attuali. Perché in assenza di una piena attuazione delle misure di risanamento previste gli spread potrebbero tornare ad aumentare in maniera significativa, e allora il costo di questi interessi salirebbe al 18% delle entrate fiscali. A fare queste previsioni a tinte fosche è il Fondo monetario internazionale che, nel suo ultimo Global Financial Stability Report, avverte anche come eventuali "aumenti degli spread e aggravamenti dei consti degli interessi potrebbero portare a ulteriori declassamenti di rating".

Un quadro impegnativo in cui l’Italia si trova in compagnia della Spagna. "Le agenzie di rating - fanno notare gli economisti di Washington - hanno citato le condizioni di finanziamento come giustificazione di declassamenti anticipati, e stanno mantenendo prospettive di rating negative o esami per possibili declassamenti sulla maggior parte dei paesi dell’area euro". Anche se gli spread dovessero restare ai livelli attuali, i paesi devono fronteggiare un aumento del fardello sul pagamento degli interessi sui debiti pubblici. Secondo l'analisi del fondo, lo scenario di base implica che "in Italia e Spagna il conto degli interessi salirà al 14 per cento delle entrate per il 2017". Ma nel rapporto il Fmi ha preso in esame diversi possibili scenari. Oltre a quello di base, e ad un altro che prevede la piena attuazione delle misure di risanamento e delle riforme previste, ci sta un altro scenario che implica una esecuzione solo parziale, chiamato "scenario di politiche deboli". Ebbene questo caso "presenta delle prospettive anche più impegnative - avverte l’istituzione - un ulteriore aumento di 300 punti base degli spread sull’Italia farebbe salire l’incidenza del costo degli interessi sul debito al 18% delle entrate fiscali". In Spagna un aumento di 330 punti base dello spread farebbe salire il costo degli interessi sul debito al 15% del prodotto interno lordo.

E il Fondo monetario internazionale conclude ricordando che "storicamente", una incidenza del 10% degli interessi sul debito è stata considerata come punto oltre il quale si perde il rating a tripla A, mentre "incidenze del 20% o superiori sollevano preoccupazioni sulla sostenibilità".

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