«Nel crac Parmalat Tanzi è stato il perno di tutto»

«Nel crac Parmalat Tanzi è stato il perno di tutto»

da Milano

È l’ora della requisitoria nel processo milanese per Parmalat. E il pm Carlo Nocerino picchia sui dati e sulle responsabilità: «Parmalat aveva praticamente costruito, mattone su mattone, con scientificità, pervicacia e maestria un buco da 14 miliardi di euro, un ammontare incredibile di debiti finanziari di cui 10 miliardi ai danni dei piccoli risparmiatori». Numeri sconvolgenti, che il tempo non mitiga, e allora Nocerino li utilizza per rivolgersi agli avvocati che difendono Calisto Tanzi e gli altri imputati: «Faccio una preghiera: non dissertate di azionisti istituzionali perché di fronte a un dato numerico così rilevante, 10 miliardi ai danni del popolo dei risparmiatori, gli investitori tradizionali li mettiamo sullo sfondo». Ecco, la storia di Parmalat, per Nocerino, è anzitutto il dramma vissuto sulla propria pelle da migliaia e migliaia di persone normali, e poi un disastro nazionale: «Parmalat ha sferrato un duro colpo alla credibilità della nostra economia. Qualche amico economista mi ha riferito che perfino il Prodotto interno lordo ha subito un contraccolpo e il perché è evidente: non c’è più fiducia nell’investimento». Non basta, Nocerino si lascia trascinare dal clima internazionale, arroventato, e apre una finestra sulla crisi americana, stabilendo un collegamento tra il default di Collecchio e i fallimenti a stelle e strisce di questi giorni: «Questi sono i guasti della finanza creativa, una finanza drogata e corrotta che non ha più agganci con la realtà economica».
A Collecchio sparavano numeri come coriandoli, falsificando la realtà e i conti. E proprio l’ampiezza del fenomeno non deve trarre in inganno; le responsabilità, anche sul piano penale, sono per Nocerino chiarissime: «È Tanzi che crea un sodalizio che ha tenuto poi per 15 anni. Lui sceglie le persone, legate sia da un punto di vista professionale che personale a lui. La genesi delle falsificazioni è di Tanzi che seleziona Fausto Tonna, un elemento diretto di creatività finanziaria. Ma era Tanzi ad avere un ruolo carismatico, risolutivo, determinante. Questo è il processo a Tanzi - aggiunge Nocerino -, che è il perno di tutto e copriva tutto e tutti». A Tanzi, ma non è solo lui l’artefice del disastro.
«C’è stato - spiega l’accusa - un abbraccio infernale fra il sistema bancario e Parmalat per fregare i risparmiatori». Sono evidenti, secondo il pm, complicità e connivenze degli istituti di credito che troppo a lungo hanno giocato di sponda col colosso malato, piazzando sul mercato obbligazioni a rischio: «Quella di Parmalat non è stata cosmesi finanziaria, si è trattato di un sistema che drenava denaro dal mercato. Non si è trattato di ottimizzazione fiscale, ma di magia finanziaria».

E l’ultima stoccata della giornata è per la Banca d’Italia dell’ex governatore Antonio Fazio: «Non mi risulta che Bankitalia abbia sanzionato gli istituti di credito coinvolti». Al contrario della Consob che, invece, la sua parte l’ha fatta: «Dal marzo 2003 a tutta l’estate del 2003 ha pressato notevolmente il sistema Parmalat, costringendolo ad uscire allo scoperto». Fino al botto finale.

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