Gli uomini fanno la guerra, le donne fanno la pace. Berlusconi e Fini se le dicono di tutti i colori, Alessandra Mussolini e Daniela Santanchè, che avevano saccheggiato e aggiornato il vocabolario per ricoprirsi di insulti, si abbracciano. Le due del pomeriggio. Auditorium della Conciliazione e almeno per loro è vero. Lo «showdown», come lo chiama la Mussolini, fra il fondatore e il cofondatore del Pdl è appena finito. Lassemblea è basita. Le due signore sono vicine. Siedono in poltrona, divise solo dal sottosegretario Aldo Brancher. In quel frangente, unopportunità da prendere al volo. Si guardano negli occhi, anzi si cercano con femminile sensibilità, si alzano, quasi calpestano Brancher, si stringono la mano. Pace fatta. Dopo le offese, dopo aver megafonato a destra e sinistra disistima luna per laltra, dopo essere quasi (ma lavverbio è una concessione al gentil sesso) venute alle mani. Non basta. Perché le due primedonne del Pdl corrono al bar, a bere un caffè e consolidare larmonia ritrovata.
Il grande dramma è appena cominciato, il piccolo dramma finisce. Anzi, si scioglie sotto il peso di quello che è appena successo. È un lusso che le due signore non vogliono più permettersi. «È stato tutto spontaneo», cinguetta il neosottosegretario Santanchè. «E stato tutto così naturale», controcinguetta la Mussolini. «Siamo state un sol uomo», spiega la prima. «Veramente una sola donna», replica la seconda ed è lunica, legittima, obiezione. Chi non conoscesse il passato, penserebbe ad un reciproco corteggiamento. Invece, è stato il passaggio delluragano a compattarle come la falange macedone. «Ci siamo augurate buon lavoro, dobbiamo guardare avanti, almeno noi donne che siamo pratiche», sintetizza la Santanchè. «Quello che è successo ci ha spinto a superare le precedenti incomprensioni - sottolinea la Mussolini - e il bello è che è accaduto tutto in un attimo. Abbiamo dimenticato il passato in una frazione di secondo. E abbiamo cambiato il clima intorno a noi. Al bar ci hanno seguito altre colleghe, da Pina Castiello a Barbara Saltamartini. Si è formato un gruppetto che prima non si era mai visto, fra ostruzionismi tattici, ruggini e retropensieri. Un piccolo miracolo».
Alessandra aveva creativamente definito Daniela una patata Ogm, geneticamente modificata, e Daniela aveva elegantemente contraccambiato: «Sorvolo sul doppio senso. Mi chiedo solo perché la Mussolini, che ha un cognome comunque importante, si butti via così». Un mese fa, la Santanchè era stata fischiata in Parlamento e la Mussolini aveva colto la palla al balzo per infierire: «La signora è stupita dai fischi? Allora le ricordo che nel 2008 fece una campagna elettorale contro Berlusconi e il suo programma e ora, misteriosamente, diventa sottosegretario allattuazione del medesimo programma». Una metamorfosi che alla bionda e sanguigna nipote di Sofia Loren non era andata giù. E al Corriere della Sera aveva regalato un terrificante aneddoto: «Il giorno che Giovanni Paolo II venne in parlamento, io ero incinta, al settimo mese. Con una pancia così. Bene, vado al mio posto e chi ci trovo? Lei, la Santanchè. Le dico: scusa, dovrei sedermi, ma lei niente. Non salza». E perché? «Perché - è la risposta di una perfidia tutta femminile - voleva stare accanto a La Russa, uno molto fotografato». Conclusione, apocalittica: «A quel punto non ci ho visto più e le ho tirato i capelli».
Un mese dopo, le due chiome sembrano testimonial del galateo di monsignor Della Casa. Non litigano più per il posto, anzi è tutto un «prego, prima tu», «ma no, dai, accomodati». Ad utilizzare toni durissimi, «mai visti finora, ma almeno veri, veri e non finti», chiosa la Mussolini, ci pensano già i due uomini al comando del Pdl. Silvio contro Gianfranco. Gianfranco versus Silvio. La Mussolini e la Santanchè si precipitano al bar per diluire con lo zucchero i vecchi rancori.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.