Nell’Unione le solite liti condominiali

Ruggero Guarini

Non si capisce per quale oscura ragione ogni volta che nel grembo della nostra Sinistra esplode qualche litigio più o meno cruento tutti i suoi fan si affrettano a dirsi sbigottiti e demoralizzati. Come se la loro amata avesse sempre sfoggiato una gagliarda attitudine alla concordia interiore e non al contrario una ancor più maschia vocazione alla rissa fraterna, alla zuffa parentale, alla baruffa domestica. Eppure non ci vuole mica molto per capire che la sinistra, tutta la sinistra, non solo quella italiana di oggi ma quella mondiale di sempre, non è solo la fucina delle piccole e grandi rivoluzioni rivolte verso l’esterno che essa non cessa di sognare, bensì anche e forse soprattutto il luogo di un eterno conflitto interiore, di un perpetuo battagliare e guerreggiare in famiglia, di incessanti convulsioni intestinali - insomma l’arena delle mischie condominiali, delle colluttazioni casalinghe, e non di rado degli ammazzamenti fraterni.
Per sincerarsene dovrebbe in fondo bastare un rapido sguardo alla sua storia, dall’avvento di quei suoi primissimi drappelli operativi che due secoli e rotti fa allestirono lo show del grande Terrore durante la grande Révolution fino agli attuali contrasti fra le diverse sezioni, fazioni e parrocchie delle variopinte sinistre europee. L’attività in cui il circoletto dei giacobini maggiormente si distinse in quei fatidici giorni non fu forse quella di accusarsi, diffamarsi e decapitarsi a vicenda?
L’impresa più edificante del virtuosissimo Robespierre non fu forse il ghigliottinamento del suo amicone Danton? E ancor più virtuosa non fu la fierezza con cui lui e il suo amichetto Saint-Just, insieme a un bel mucchietto di compagni, si lasciarono anch’essi processare, condannare e decollare da un altro mucchietto di bravi giacobini come loro? E la pratica in cui i profeti del comunismo, solo qualche decennio dopo, meglio avrebbero manifestato il proprio genio teorico e pratico non fu forse quella di disprezzarsi e azzannarsi l’un l’altro?
E quel maestro della controversia amicale che fu Carlo Marx non spese forse le sue migliori energie intellettuali e morali negli attacchi e nei pernacchi ai suoi cuginetti socialisti - Duhring, Proudhon, Fourier e tutti quegli gli altri utopisti di gusti vagamente prescientifici che gli facevano tanto schifo? E non è forse arcinoto che Lenin e Stalin e Mao, e tutti i loro alunni, a cominciare dal nostro Togliatti, non se la spassarono mai tanto come quando poterono votarsi alla metodica persecuzione e liquidazione di tutti i rinnegati e i traditori che vedevano spuntare ininterrottamente come funghi dalla vasta cerchia dei loro compagni di lotte e di governi? E più di recente, persino fra i reduci e gli orfanelli delle rivoluzioni globali e delle guerriglie urbane e dei partiti più o meno armati degli anni Sessanta e Settanta, ma un pochettino anche Ottanta e Novanta, non si è forse potuto assistere ad alcune nobili vicende di vendette e delazioni a volte non prive di gravi esiti giudiziari e carcerari per qualche incauto capetto?
Insomma si è mai vista una sola sinistra indegna della sua profonda vocazione al fratricidio? Perché dunque stupirsi se anche questa sua ultima versione italica, volendo offrire una sola capanna a tutti i suoi cuoricini, si è allegramente votata allo sbranamento interiore?
guarini.

r@virgilio.i

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