Nella casa-fortino perfino un lanciafiamme

Prima di scaricare più di 50 colpi sui passanti, Angelo Spagnoli ha collocato dell’esplosivo nella tromba delle scale. Un arsenale nell’abitazione dell’uomo depresso per aver abbandonato l’esercito a causa di problemi psicologici e per la separazione dalla moglie

Nella casa-fortino perfino un lanciafiamme

Roma - Mazzi di fiori poggiati sul selciato di una strada chiusa al traffico, per permettere i rilievi della scientifica. Via Fratelli Gualandi, a Guidonia, dove sabato sera Angelo Spagnoli, 52 anni, ex tiratore scelto dell’esercito ha scatenato l’inferno uccidendo un uomo e ferendo otto persone, ieri era avvolta da una calma irreale. Ma poche ore prima è stata teatro di una notte di pura follia, che avrebbe potuto trasformarsi in strage, scatenata dal dispiacere legato al congedo anticipato dal Genio, che Spagnoli non ha mai accettato. L’ex ufficiale era stato mandato in pensione per problemi psicologici. Forse è stato questo choc che sabato ha trasformato un pensionato in un cecchino.
Prima di scaricare più di cinquanta colpi di pistola e fucile prendendo come bersaglio diciassette persone, però, Spagnoli ha realizzato un vero e proprio scenario di guerra. Ha collocato mortaretti nella tromba nelle scale da far scoppiare a distanza, nel caso qualcuno avesse tentato di raggiungerlo. A casa ha preparato un arsenale composto da due fucili calibro 12, una carabina Marvin 357, un revolver 57 magnum, e una Beretta calibro 22 e sul balcone, coperto da una lamiera di ottanta centimetri, ha nascosto una carabina, una pistola, un lanciafiamme e alcuni cannoncini. Poi è entrato in azione. Ha appiccato un fuoco per attirare l’attenzione. Giuseppe Di Gianfelice, 46 anni, tatuatore di Guidonia, in macchina con la compagna Stefania Piazzi e con la figlia Margherita, ha notato per primo le lingue di fuoco. Si è fermato per suonare al citofono e avvertire gli abitanti dell’incendio. «Vi sta bruciando la casa», è riuscito solo a dire prima di essere colpito mortalmente al petto. Poi è toccato alla compagna, centrata a un fianco, ma salvata dall’intervento di un poliziotto. L’arrivo di decine di macchine della polizia, dei carabinieri e dei pompieri non ha fatto altro che invogliare di più l’ex ufficiale, che ha sparato anche a due sorelle di 4 e 5 anni, in auto con i genitori, rimaste fortunatamente illese. Pioggia di proiettili anche contro gli uomini delle forze dell’ordine, i passanti, le auto. «Vi odio tutti, mi avete eclissato, ma io vi dimostrerò che non sono finito», ha continuato a gridare a chi gli intimava di arrendersi.
La sua follia, iniziata alle 19 e durata due ore e mezza, si è conclusa con un bilancio pesante. Una vittima e otto feriti, tra i quali la guardia giurata Luigi Zippo, in coma al San Filippo Neri, il maresciallo Antonio Iodice della stazione di Tivoli, l’ispettore della questura, Pasquale Bufoletta, Antonio Stella, perito della polizia, colpito al fegato, un uomo di 57 anni, uno studente universitario e un medico, intervenuto a prestare soccorso ad un ferito. Solo dopo una delicata trattativa, due carabinieri e un poliziotto hanno convinto il cecchino ad arrendersi. Spagnoli è stato portato via e rinchiuso a Regina Coeli, dove sarà ascoltato domani mattina. Ieri in questura l’uomo non ha dato alcuna spiegazione logica del suo gesto, ma si è limitato a raccontare la sua vita: dal matrimonio fallito dopo tre anni con un medico al congedo anticipato dall’esercito.
L’inchiesta, che dovrà chiarire tra l’altro chi ha rilasciato all’ex ufficiale il certificato medico per il porto d’armi, è stata affidata al pm Salvatore Scalera.

L’unica certezza degli investigatori è che Spagnoli non è stato colto da raptus, ma la mattanza è frutto di una fredda premeditazione. E non è escluso che l’incendio sia stato solo un incidente di percorso che ha fatto scattare il folle gesto prima del tempo. Se Spagnoli fosse entrato in azione di giorno, infatti, avrebbe fatto una strage.

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