Alla fine basta poco: è sufficiente mettere insieme gente che sa suonare (o cantare) e lo spettacolo nasce da solo. O quasi. Poi pazienza se c’è quella perfida da Migliori anni di Carlo Conti come quando l’immenso José Feliciano ha accennato C’era un ragazzo di fianco ad Arisa con un Gianni Morandi a fare il maestro di cerimonia. Certo, è andata molto meglio di quando a intonare la stessa canzone in tv fu un impacciatissimo Massimo D’Alema.
Insomma, la serata kolossal «Viva l’Italia» impegnata a celebrare le nostre canzoni famose nel mondo è andata via liscia come l’olio, perfetta per un pubblico notoriamente un po’ agèe. Quindi a casa qualche punto interrogativo ha accolto Shaggy, quello di Boombastic, sottobraccio a Chiara Civello in Io che non vivo. O Mads Langer quando è arrivato con Dalla e Carone. Idem per Gary Go di fianco a Emma. E allora ovvio che gli applausoni sono arrivati per chi ha fatto la storia della musica come Al Jarreau in Parla più piano con i Matia Bazar, Patti Smith nella memorabile Impressioni di settembre con i Marlene Kuntz. E quando su questo palco sono arrivati Macy Gray con D’Alessio/Berté o l’incredibile Brian May dei Queen con Kerry Ellis di fianco a Irene Fornaciari, l’atmosfera è stata internazionale. O meglio: molto più internazionale di quando Gianni Morandi, meno agile del solito, si è inceppato qualche volta arrivando ad accennare un «Goran Kuzminac» al posto del Goran Bregovic ospite di Bersani. O a perdersi in domande tutto sommato volatili alla statuaria (e teutonica) Federica Pellegrini che spiegava con sconsolante nonchalance che «non mi aspettavo tutto questo clamore sui miei fidanzati, ho ventitre anni e mi innamoro anche io». Certo, quando si è messa a ballare con Morandi un ingessatissimo valzer, la nonchalance era assai minore. E poi la carrambata con la mamma della Pellegrini, quella si poteva evitare.
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