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Nella pista trappola dove per auto e furgoni i ciclisti sono invisibili

Abbiamo testato il nuovo tratto in via Romano. Si pedala "nascosti" tra ostacoli e pericoli

Nella pista trappola dove per auto e furgoni i ciclisti sono invisibili
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Il primo requisito di una pista ciclabile dovrebbe essere quello di garantire la sicurezza di chi pedala e non di predisporgli una trappola. Dimentichiamo il nome inglese: ciclabile Beats, acronimo di "Bagolari East to South". Chiudiamo non uno ma due occhi sul proposito della giunta Sala: portare la velocità a Milano a 30 all'ora. E, da cicliste cittadine, affrontiamo il nuovo percorso per due ruote di via Giulio Romano, la strada alberata (spaziosa fino a un mesetto fa) che fa tutt'uno con via Piacenza fino a piazzale Buozzi. Per ora la ciclabile riguarda solo via Giulio Romano. Il progetto definitivo, (del costo di 1,2 milioni) è invece assai ambizioso, collegare piazza Argentina al Naviglio pavese.

Il primo tratto dunque. Fino a un mese fa il ciclista marciava ai lati, pur senza segnaletica, ma ben in vista. La strada ampia, al punto da essere paragonata a un viale, garantiva spazio e soprattutto visibilità per tutti. Con la nuova segnaletica, ahinoi, chi pedala diventa invisibile perchè nascosto dalla fila di auto, la sensazione di protezione è solo un'illusione che svanisce quando le auto svoltano, abbandonando la carreggiata, per entrare nei passi carrai. Toh, l'automobilista non immagina - perchè non li vede! - di ritrovarsi due ruote e monopattini a tutta velocità e l'impatto è evitato d'un soffio.

Sono state le famiglie della zona ad avviare una raccolta firme e, non appena compreso il pericolo, a dissuadere i bambini dal percorrerla. Non se la passano bene nemmeno gli automobilisti costretti a lasciare l'auto ferma in mezzo alla strada (sosta a pagamento), basta un attimo di distrazione che la portiera vola via, e speriamo solo quella. Dall'assessorato al Traffico confermano che "la pista è a norma e predisposta secondo le regole del codice della strada", le cui regole non escluderebbero i percorsi ciclabili protetti dalle auto. Quanto agli automobilisti il fine è dichiarato: indurre chi guida a muoversi a 30 all'ora. L'amministrazione sta facendo il possibile per ridurre gli spazi e pazienza se così aumenta anche il traffico, lo stiamo vedendo in tutta Milano. Qui però si è superata ogni logica: e se l'obbedienza cieca all'ideologia green mettesse a repentaglio le vite dei ciclisti? Dal Municipio 5 il consigliere Filippo De Bellis (FI) che è anche responsabile della Sicurezza in Regione affronterà il tema in consiglio: "La nuova segnaletica ha introdotto parcheggi paralleli alla carreggiata, immediatamente a lato della pista ciclabile, senza alcuna rimozione dei preesistenti parcheggi perpendicolari. Il risultato è un assetto caotico: le auto parcheggiate parallelamente bloccano quelle perpendicolari, costringendo i conducenti a manovre rischiose e spesso a salire sui marciapiedi per uscire. Ancora più grave è la condizione dei ciclisti. La pista ciclabile è stretta tra due file di auto, priva di protezioni e barriere.

Basta l'apertura improvvisa di una portiera per provocare incidenti potenzialmente molto seri. Una pista che dovrebbe garantire sicurezza diventa invece un tranello, inducendo i ciclisti a un falso senso di protezione".

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