Neonato da 20 anni in obitorio I genitori bloccano la sepoltura

La famiglia non firma il certificato di morte: «I medici devono dire che a ucciderlo fu un vaccino»

da Londra

Quando è morto, nel giugno dell’87, il piccolo Christopher Blum aveva soltanto quattro mesi. Il suo piccolo corpicino giace ormai da vent’anni all’obitorio di Londra a meno otto gradi, in uno scompartimento che raramente viene aperto dal personale di servizio. Sopra, una scritta asettica come le altre: «Baby Blum: deceduto». Christopher è destinato a rimanere in questo tristissimo posto «di confine» perché i suoi genitori non vogliono che sul suo certificato di morte venga scritto che è rimasto vittima della sindrome delle «morti in culla».
La famiglia ritiene che la causa sia dovuta al triplice vaccino per la pertosse, la poliomielite e il tetano che gli era stato appena somministrato. Hanno invano chiesto per anni un’inchiesta sul caso che non è mai stata aperta e per protesta si rifiutano di iscrivere il bimbo nel registro mortuario. Così facendo infrangono una legge, che però non è chiara in materia. Il caso dei signori Blum e del loro sfortunato bimbo è stato scoperto dai giornalisti del quotidiano The Guardian nel corso di un’inchiesta ad ampio raggio sulle strutture per le indagini di morte violenta, sospetta o improvvisa in Inghilterra e Galles. Secondo il giornale il caso dei Blum è certamente molto raro, ma probabilmente non è l’unico. Da una parte ci sono i parenti di chi è morto in circostanze che andrebbero chiarite, dall’altra c’è un servizio sottodimensionato e privo dei fondi necessari che pochissimo è cambiato dai tempi vittoriani, tanto che proprio oggi il governo presenterà un piano di riforma. Le autorità del comune dove vivono i Blum hanno dichiarato al Guardian di aver tentato più volte di contattare i genitori di Christopher per cercare di dare una qualche sepoltura al figlio, ma di non averli mai trovati.
Eppure il giornale ha rintracciato mister Blum nella stessa casa dove il bambino è morto. «So perfettamente che non seppellirlo sembra una cosa orrenda – ha detto l’uomo ai giornalisti – ma di chi è la colpa? Perché preferiscono tenerlo là per altri vent’anni piuttosto che aprire un’inchiesta su quello che è accaduto?» La famiglia Blum è sicura che qualcuno abbia voluto insabbiare il caso, soprattutto perché i campioni di sangue prelevati dopo la morte sono scomparsi. Mister Blum vuole tornarne in possesso per provare che la causa del decesso è stato il vaccino e non la sindrome della morte in culla. «Mio figlio era un bambino fantastico che si agitava sul seggiolone, il giorno d’estate in cui è morto», ha detto il signor Blum. Appena tornato a casa dall’ospedale dopo aver ricevuto il vaccino era sembrato come letargico. I genitori l’avevano trovato rigido nel suo lettino, con un rivolo di sangue secco che gli colava dal naso, una mezz’ora dopo averlo messo a letto. I signori Blum chiedono soltanto che il magistrato avvii un’inchiesta, fino a che non verranno esauditi si rifiuteranno di firmare il certificato di morte. Ma l’inchiesta non arriverà, almeno questo ha appreso il Guardian direttamente dal responsabile del servizio londinese.


«Non ricoprivo quest’incarico quando il piccolo è morto – ha spiegato il magistrato di North London, Bill Dolman – ma spero che le cose possano risolversi e che Christopher possa venire sepolto». «Certo che vogliamo seppellirlo – ha ribattuto mister Blum – ma non firmerò nessun registro che indichi come causa della morte di mio figlio: «morte in culla».

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