«Neppure il Professore può darci lezione»

da Roma

Sul terreno della lotta al terrorismo «il sindacato non può ricevere lezioni da nessuno». Ha usato parole dure Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, ieri a Bastia Umbra dove ha partecipato a una manifestazione unitaria con i leader di Cisl e Uil.
Non gli è andato giù il richiamo del presidente del Consiglio Prodi a una maggiore vigilanza delle organizzazioni sindacali contro l’infiltrazione di elementi eversivi. Nonostante il chiarimento telefonico con il premier (che aveva già messo la retromarcia inneggiando al sindacato come «baluardo democratico»), il numero uno di Corso Italia non ha perso l’occasione per manifestare il proprio scontento.
La stoccata al premier non è giunta attraverso dichiarazioni ufficiali. Epifani ha preferito la comunicazione interna. Si è rivolto ai dirigenti della Cgil citando le parole del presidente di An, Gianfranco Fini, secondo il quale «sarebbe un errore madornale criminalizzare un grande sindacato». Il riferimento a un politico di centrodestra da parte del segretario della Cgil è un fatto rilevante, ma è anche un monito a Romano Prodi e ai suoi tentennamenti. Oltreché un traguardo significativo nel percorso di accreditamento politico bipartisan dell’ex «delfino di Almirante».
L’azione della Procura di Milano ha causato un terremoto che Epifani sta cercando di governare con un unico obiettivo: non indebolire «il filo che lega il sindacato e le persone». Un percorso che non si preannuncia facile se non si vorrà perdere la minoranza radicale. Ma il segretario cigiellino è deciso. «Elimineremo le mele marce, sappiamo bene come farlo e perché. Abbiamo ricevuto critiche ma non accettiamo che in questo modo si voglia colpire la forza del sindacato». Una linea condivisa dal presidente della Camera Bertinotti: «Il sindacato non ha bisogno di consigli: è in grado di svolgere da solo la sua azione». L’unità della Cgil, però, è più facile a dirsi che a farsi. Perciò Epifani ha scelto un profilo basso sulla manifestazione di Vicenza (e lo stesso ministro Amato aveva messo in rilievo il «servizio d’ordine di 1.500 persone del sindacato») rinnovando l’apprezzamento per il lavoro dei magistrati. «Noi - ha ribadito - non siamo pacifisti di giorno e di notte quelli che nascondono armi».
Tutto ciò potrebbe non bastare. «Siamo di fronte a un uso politico dell’indagine, finalizzato a una campagna denigratoria del sindacato, della Fiom e della Cgil», si legge in una nota dell’organizzazione dei metalmeccanici che ha stigmatizzato le indiscrezioni su eventuali nuove inchieste comunicando di aver dato mandato ai propri legali di tutelare la propria immagine. Il segretario nazionale Fiom ha rincarato la dose. «Cosa intende Prodi? - ha dichiarato Cremaschi -. Si esprima con chiarezza o taccia». Spingendosi oltre. «È tempo - ha aggiunto - che l’uscita di Rifondazione dal governo non sia considerata più un tabù. Le leggi di Berlusconi sono sempre lì e le truppe sono ancora in Afghanistan».
A far da trait d’union tra la base Fiom ed Epifani, il segretario generale Rinaldini. «La mia organizzazione - sottolineato - ha scelto da tempo la strada della nonviolenza.

Ho il massimo rispetto della magistratura ma non si può chiedere a una grande organizzazione di usare gli stessi metodi dei magistrati». Intanto, sono state confermate le manifestazioni unitarie della prossima settimana a Padova, Milano e Torino. Nessuno sciopero generale in programma.

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