Torna in rosso, ma per Vincenzo Nibali non è ancora tempo di semaforo verde. Per arrivare in maglia domenica a Madrid, deve ancora sudare. Cè il Bola del Mundo, che non è unimprecazione, ma una salita tosta, da far tremare i polsi. Lì sabato il siciliano della Liquigas, terzo allultimo Giro dItalia, si gioca la vittoria finale alla Vuelta, corsa che al ciclismo italiano manca da venti anni (successo di Marco Giovannetti nel 1990 davanti a Delgado; quarto azzurro dopo Conterno, Gimondi e Battaglin). Il messinese di Toscana (vive a Mastromarco, Pistoia) ieri ha fatto quello che tutti si auguravano potesse fare nella crono. Una buonissima prova contro il tempo (46 km), condizionata da una foratura dopo soli 8 km che lha costretto a mettere piede a terra e a cambiare la ruota anteriore.
Uomo da battere era Joaquin Rodrieguez: battuto e abbattuto. Ora lo spagnolo dalla prima posizione è scivolato in quinta a 345 da Nibali, che è tornato a comandare la corsa spagnola. Batti Rodriguez e a sorpresa ti sbuca lupo Ezequiel Mosquera, che a quasi 35 anni si inventa e si scopre cronoman (lui che è uno scalatore puro) e concede al messinese linezia di 19, tanto da essere ora secondo nella generale a soli 39 dallo «squalo dello stretto», come viene chiamato simpaticamente dai canNibali, gli aficionados di Vincenzo. La tappa è andata allo slovacco Peter Velits, che al traguardo ha preceduto Denis Menchov e Fabian Cancellara (Nibali 15° a 154 da Velits). Indubbiamente una sorpresa.
«Sicuramente sono stato penalizzato da quella dannata foratura che mi ha fatto perdere ritmo e velocità ha spiegato il siciliano della Liquigas -. Penso che quellincidente, tra decelerazione e cambio di ruota, mi abbia fatto pagare almeno 30: peccato.
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