Niccolò Agliardi: «Io, cantautore d’altri tempi»

L’artista, rivelazione con il cd «Da casa a casa», domenica suona a Roma. «Amavo Dylan e Vecchioni quando andavano di moda le Spice»

da Milano

«Io artista? Sono cauto nell’usare quel termine. Mia madre è pittrice e scultrice e passa le notti a soffrire su una pennellata. Lei ha il fuoco sacro dell’arte, ha un’attitudine diversa dalla mia, guarda sempre verso il cielo... Io sono concreto, sento il bisogno di chiudere i cerchi, di sentirmi protetto, di aver chiaro ciò che sto facendo e di esprimerlo attraverso le canzoni». Niccolò Agliardi, 34 anni, milanese, si racconta con la schietta semplicità del cantautore di culto che sta facendo il salto di qualità. Il suo cd Da casa a casa ha colpito critica e pubblico; le sue ballate melanconiche, profonde, dal fascino d’altri tempi, fanno centro alla radio (L’amore per caso) e al Blue Note di Milano (dove ieri ha duettato con Syria e Aida Cooper davanti ad un folto pubblico) e domenica lo attende una prova importante al The Place di Roma. Dulcis in fundo ha scritto Ci parliamo da grandi per Ramazzotti, pezzo entrato nella colonna sonora del film Amore bugie e calcetto. E allora se non è un artista cos’è? «Un cantautore, d’altri tempi che però racconta la realtà. Sono fortunato perché vivo di musica ma me lo sono guadagnato col sudore della fronte».
Be’, la gavetta l’hanno fatta tutti no? «Quando avevo 20 anni andavano di moda le Spice Girls e i Backstreet Boys; in Italia al massimo c’era Max Pezzali. Io che avevo come punto di riferimento Bob Dylan, De Gregori, Vecchioni mi sentivo fuori dal mondo. Ho sempre vissuto di attese, e il mio cd parla di attesa in tutte le sue sfaccettature». Attesa in che senso? «Aspettare che i tempi di tutti collimino in questo mondo che concede sempre meno tempo. Si aspetta l’amore o si aspetta che finisca l’amore per essere liberi, o ancora, come nel brano Zazà, si aspetta tanto qualcosa che quando arriva si rivela la tua condanna. O in Beatrice racconto l’attesa dell’amata di Dante che, collocata in paradiso, s’aspettava un amore molto più terreno e carnale dal poeta».
Ma anche Agliardi avrà delle attese... L’attesa artistica è durata anni però ora sto recuperando terreno. Nel personale ho atteso a lungo di essere amato come desidero io». Nel frattempo però ha fatto tante cose. «Mai fermarsi ad aspettare Godot, così con Alessandro Cattelan ho scritto il romanzo Ma la vita è un’altra cosa. Anche qui parlo di musica, racconto le storie dei personaggi che popolano le canzoni cercando di trasportarli dalla fantasia alla realtà. Faccio vivere la Sally di Vasco, Chicco e Spillo di Samuele Bersani e molti altri».

Meglio le parole che la musica quindi? «La parola per me è fondamentale, ma siccome canto canzoni devo fare i conti con la melodia, con la metrica diabolica». Però se la cava bene visto che ha scritto per Eros. «Ne sono orgoglioso, Eros non è un mio mito ma è un monumento italiano, quando lo ascolto cantare le mie parole mi vengono i brividi».

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