La propaganda del centrosinistra capitolino non conosce ostacoli. Tutto va bene, secondo i supporter di Veltroni, anche quando i fatti dicono il contrario. Da quando cè lui, affermano gli oracoli capitolini, gli asili nido accolgono a Roma sempre più bambini. Il problema è che nel frattempo le liste dattesa sono molto più lunghe. Lassessore Maria Coscia, in perfetto politichese, dà i suoi numeri: dal 2001 ad oggi i posti sono raddoppiati. Noi diamo i nostri: 5 bambini su 10, solo tra quelli che fanno domanda, restano fuori. Uno su due. La metà. Scommettiamo che per le famiglie è questo il numero che conta?
E le proteste sono sempre più alte. Per i costi degli asili privati, schizzati alle stelle negli ultimi anni. E per il segreto di Pulcinella: in tutte le graduatorie i bambini di immigrati e perfino rom hanno spesso la precedenza sugli altri. Ma ecco i numeri. Inequivocabili. 617 bambini nel XIX Municipio per lanno scolastico 2007-2008 non troveranno posto al nido: su 1.107 domande presentate, ne saranno prese in considerazione solo 490. Nel XVI le domande sono 815 su un totale di 311 posti disponibili: ci sono ben 504 bambini in lista dattesa. Al XV, a fronte di circa 600 posti, ci sono state 1.096 domande. E via di questo passo.
In media per un bimbo accolto, uno resta fuori. Ma in Campidoglio si pensa solo ai numeri positivi. Nessuno parla di altre bazzecole come laumento delle rette o la qualità del servizio. Che è nettamente peggiorato, con la riduzione del numero di educatrici e lesternalizzazione di ausiliari e cuochi a favore di coop. Il 20 giugno 2007 il Comune ha annunciato, invece, che fra settembre e dicembre, apriranno a Roma 23 nuovi asili nido, di cui 13 comunali e 10 aziendali, per un totale di 1.235 posti. Il numero complessivo dei posti, dice la Coscia, raggiungerà quota 18.315. I bambini fra tre mesi e tre anni a Roma, però, sono 73mila. Esattamente 74.162 quelli fra 0 e 3 anni registrati allAnagrafe. Quanti restano fuori? Quante famiglie non provano neppure a fare domanda? A Ponte di Nona, ad esempio, con un solo nido in un quartiere di 40mila persone, quanti bimbi restano a casa? La risposta è: 3 su 4. «La situazione più paradossale è nelle graduatorie delle liste - conferma Rita Brunella, responsabile di Azzurro Donna nel XX Municipio -. I cittadini italiani residenti, avendo un reddito dichiarato più alto degli extracomunitari, rimangono spesso ultimi e perdono il posto per i loro figli. La carenza di strutture comunali non permette a coloro che lavorano di lasciare i propri bambini se non in nidi privati molto costosi». Considerato che l80 per cento della popolazione immigrata lavora in nero, facile immaginare le disparità. «Proprio le famiglie italiane con entrambi i genitori che lavorano e avrebbero più bisogno del nido, restano il più delle volte tagliate fuori - argomenta la responsabile di Azzurro Donna Roma, Cynthia Calabria -.
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