Nidi, solo il 5% in lista d’attesa Simini: «Un’offerta di serie A»

«Già soddisfatte 8.909 famiglie. A Natale nessun bimbo fuori»

Nidi, solo il 5% in lista d’attesa Simini: «Un’offerta di serie A»

Chiara Campo

Il 95 per cento dei bimbi ha già il posto assicurato all’asilo nido, «ma l’esperienza ci insegna che entro la fine di dicembre di ogni anno si ricreano almeno 400 posti», riferisce l’assessore comunale all’Educazione Bruno Simini. Tradotto: «A Natale non avremo più un bambino fuori». Liste azzerate, un evento. D’altra parte, basta pensare che nel 2000, solo 5 anni fa, di questi tempi Palazzo Marino faceva i conti con 3.211 bambini in attesa di un posto e oggi il numero è sceso a 494, su una domanda iniziale di 8.909. Nel frattempo, infatti, l’offerta è cresciuta in maniera esponenziale: nel 1996 c’era posto per 5.147 bimbi, nel 2000 si è passati a 5.840, oggi 8.415. Risultato ottenuto aprendo - «come non accadeva da 15 anni» - 57 nuovi nidi e micronidi comunali, a cui bisogna aggiungere 16 asili aziendali e 37 privati, 15 nidi famiglia e, per 80 bimbi, la sperimentazione del «tagesmutter» (modello già in atto a Bolzano e Trento): si formano delle mamme a svolgere il lavoro di educatrice familiare a domicilio. «Si è creata una rete - sottolinea l’assessore - in grado di offrire oggi 12mila posti». Eppure? Le famiglie continuano a lamentarsi, l’opposizione critica.
«I 400 posti dei micronidi non saranno pronti per l’inizio dell’anno scolastico - accusano la consigliera Ds Marilena Adamo e il capogruppo Emanuele Fiano -, saranno asili di “serie B” e le famiglie non sanno dove andranno i bimbi a settembre». Ma Simini replica punto per punto, ricordando che in passato i genitori dovevano esprimere tre preferenze, e il bimbo finiva nell’asilo dove il punteggio era maggiore, mentre quest’anno, se si classificano in più di una struttura, possono scegliere loro dove mandarlo. «Oggi il tema è la scelta della scuola - afferma Simini -, non se sto dentro o fuori. La realtà qualche anno fa era quella di migliaia di famiglie in attesa di un posto, mentre da 15 anni non si costruiva un nido e e le iscrizioni si facevano a mano, per cui le famiglie iscrivevano il figlio anche a 7-8 strutture, senza controllo». Difende i micronidi, «strutture flessibili, dove il rapporto numerico tra operatrici e bambini è di una a cinque come nei nidi comunali. Per noi esiste solo un’offerta di serie A». Ai Ds che criticano i nuovi standard regionali, ribatte che «la Lombardia è l’ultima a darsi regole più flessibili, che ci consentiranno di realizzare asili anche in strutture più piccole e rispondendo al bisogno dei quartieri. In Emilia Romagna, ad esempio, già anni fa c’erano nidi collocati al terzo piano, e non al pianterreno come è stato finora da noi».
Alcuni genitori si lamentano invece perché, nonostante le tre preferenze espresse per un nido comunale, in qualche caso il bimbo è stato «dirottato» ad una struttura privata convenzionata, anche se vicinissima alle loro opzioni. È il caso di una famiglia che si aspettava di mandare il figlio in via Meleri e ha scoperto invece che era stato accolto in via Marco Bruto, «praticamente, un negozio con due vetrine - si è lamentata -, senza neanche un giardinetto». Simini ribatte: «Ci sarà sempre un asilo con un giardino più grande. Purtroppo le famiglie devono capire che sposano non degli standard, ma un servizio, che le nostre educatrici di qualità sono capaci di offrire anche entro le mura.

Per anni gli asili hanno avuto pareti scrostate e giardini inagibili. Oggi è ovvio che tutti chiedano di andare nelle scuole appena ristrutturate. Chi critica, abbia il coraggio di dire che se andrà al governo della città si impegnerà a chiudere i micronidi...».

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