No global già all’attacco, arresti e scontri

RomaViolenze, danni, 38 fermi, dieci arresti. E per non farsi mancare niente, anche una spaccatura nel movimento anti G8, con i black bloc che saltano fuori dall’ultimo corteo della calda vigilia romana del vertice abruzzese, litigando con gli organizzatori e occupando un binario della stazione Termini.
Il primo blitz arriva verso le 9 di mattina, a sorpresa, quando circa cento persone improvvisano un corteo non autorizzato tra i quartieri San Giovanni, Ostiense e Testaccio. Ci sono pure i black bloc, o comunque manifestanti a volto coperto e vestiti di nero, alcuni dei quali spingono carrelli da supermercato pieni di bottiglie di vetro vuote. Questi bruciano copertoni in via Cilicia, bloccano il traffico, e superata la Piramide Cestia (dove si uniscono al corteo alcuni studenti dell’università Roma Tre) svoltano per via Ostiense, appiccando il fuoco ad alcuni cassonetti. Lungo la strada intervengono le forze dell’ordine: polizia e Guardia di finanza. Ci sono momenti di tensione crescente, lanci di fumogeni, qualche scontro con la frangia violenta. Ci si spinge fino a Testaccio, sul Lungotevere: alla fine trentasei no global vengono fermati: 27 italiani, quattro svedesi, due tedeschi, uno svizzero, un francese e un polacco. Per dieci di loro - 7 italiani, un tedesco, il francese e il polacco - scatta anche l’arresto per possesso di oggetti atti a offendere, blocco del traffico e danneggiamenti. Nel bilancio dei primi incidenti «targati» G8 2009 finisce pure il materiale sequestrato dalle forze dell’ordine: carrelli della spesa, pietre e sanpietrini, mazze, un palo di metallo, un estintore, un coltello e una fionda, fumogeni, uno scudo in plexiglas, casse di bottiglie vuote. E due striscioni «V-Strategy», il nome dato dalla Rete NoG8 alla «giornata d’accoglienza ai potenti della terra» organizzata ieri a Roma. Il «manifesto» della protesta, pubblicato sulle pagine lombarde di Indymedia, parlava di realizzare, ieri nella capitale, «una dinamica di blocco della circolazione e della mobilità che, combinando pratiche creative e intelligentemente radicali, rivolga la nostra degna rabbia a ostacolare la funzionalità della celebrazione dei potenti della Terra e della loro bancarotta».
Peccato che «creatività» e «intelligenza radicale», nella legittima manifestazione del dissenso al vertice dell’Aquila, non abbiano però prodotto altro che l’incendio di pneumatici e cassonetti, portando alle schermaglie con gli agenti, ai dieci arresti e alla denuncia a piede libero di una ragazza 17enne. Poco dopo, altra mobilitazione sulla tangenziale est, dove circa 50 antigiottini hanno finto di campeggiare sull’asfalto all’altezza dello svincolo per l’autostrada che porta all’Aquila, paralizzando il traffico per qualche minuto, per poi dileguarsi prima dell’arrivo degli agenti. Terzo scenario mattutino per le proteste, l’università della Sapienza. Qui nel mirino finisce un mezzo della Guardia di finanza che cercava di fermare il corteo non autorizzato di un centinaio di studenti e che finisce preso a calci e a pugni dai manifestanti che rompono anche un finestrino.
A piazza Barberini, invece, gli antagonisti anti G8 arrivano dopo le 17 e alla spicciolata. Non sono molti. Protestano per la «militarizzazione» della piazza (bloccati da griglie mobili gli accessi a via Veneto) e per gli arresti di Torino e della mattinata, rivendicando la «non violenza» del movimento («vogliamo andare all’Aquila ma non siamo barbari, vogliamo manifestare il nostro dissenso») e lanciando accuse a Caselli, e al Pd, per la retata di arresti piemontese. Poi il gruppo si muove verso piazza Esedra, e a parte qualche writer in azione tutto fila liscio. Qui però il corteo non sa mettersi d’accordo su come proseguire. La maggioranza vuol sciogliere lì la manifestazione, dopo aver ottenuto l’incontro di una delegazione con il questore di Roma. Un gruppetto non ci sta. Volano insulti e spintoni, l’aria si fa minacciosa anche con fotografi e operatori, minacciati perché riprendono gli antagonisti che si infilano passamontagna e fazzoletti sul viso.

In 50 arrivano alla stazione Termini, e qui bloccano due binari, lanciando sassate a poliziotti e giornalisti. Li disperde una carica della polizia, e due di loro vengono fermati. Oggi si replica: previste altre iniziative estemporanee di protesta, prima della manifestazione del 10, all’Aquila.

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