La nobile «Elettra» da schiava si ritrova Walkiria

A Vicenza Luca De Fusco rilegge Sofocle. L’opera è ambientata in un bunker e il dramma greco si trasforma in un quadro moderno di grande suggestione

Mentre l’Elettra di Sofocle, paga delle parole dure e scabre come la selce che le attribuisce il poeta, è una principessa degradata a schiava che consuma la sua ira tra i servi, l’Elettra di Hofmannsthal, in apparenza fedele all’antico schema, in realtà se ne discosta. Attribuendo all’inquieta figlia di Agamennone una valenza addirittura profetica, l’Elettra del poeta tedesco finisce per acquisire, al gran finale che fa seguito alla vendetta di Oreste, la statura di una Walkiria. Una concezione che si affaccia di prepotenza fin dalla sua entrata in scena facendo balenare il sospetto che non sia più una donna. Ma un lemure vomitato dall’Ade che si aggiri attorno alla casa del delitto per provocarne la chiusa sanguinosa.
Luca De Fusco, alle prese col capolavoro di Sofocle, pur attenendosi con rigore alla scansione della tragedia, ha tenuto conto con singolare coerenza della variante di Hofmannsthal mettendo in luce, tra le pieghe concitate dei dialoghi e le improvvise impennate del coro, la minacciosa presenza di quelle luci e di quelle ombre che sono la prima ragion d’essere del decadentismo. Che risalta sontuoso nella magnifica direzione delle coreute tutte impostate su tonalità diverse e dissonanti e soprattutto nell’idea portante dell’habitat occlusivo e misterioso in cui risiedono, in attesa delle Furie, le nere ombre di un passato ancestrale.
Per questo, sulla scena fissa dello Scamozzi, per la reggia di Agamennone degradata a impuro covo di vipere in cui alligna la passione di Clitennestra per Egisto, il regista ha voluto una spessa coltre d’argilla rosso fuoco. Per alludere all’inferno dei vivi che si consumano in attesa della morte dentro un bunker più sinistro di quello che accolse lo spasimo finale di Hitler. E dal quale i personaggi emergono come ignobili lacerti di un male ontologico. Ne è risultato uno spettacolo di lucida matrice espressionista, tagliato da luci radenti, vicino all’ottica di Kokoschka e all’acceso lirismo del «Blaue Reiter» che apre una nuova via d’intensa e inedita suggestione al nostro futuro approccio al dramma greco.

Dove l’assolo tragico di una grande Leda Negroni e l’insolito magnetismo di Max Malatesta contrastano l’alto pathos di Lina Sastri con le sue assonanze buie e cimiteriali spezzate da acuti vibranti degni della Wiener Schule.

ELETTRA - di Sofocle Regia di Luca De Fusco, con Lina Sastri, Leda Neuroni, Max Malatesta. Vicenza, Teatro Olimpico, poi in tournée.

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