Noi automobilisti in un mondo di Formula 1L'abito fa le trofie Così il designer veste le orecchiette

Fashion & food. L'ultima contaminazione nasce dall'accordo geniale tra un raffinato stilista e un pastificio pugliese di antica tradizione. Non era mai successo, ma ora cade anche questo tabù: gastronomia e moda vanno a braccetto. Perchè Marco Coretti «veste» orecchiette, tagliatelle e trofie, infilandole in un'elegante confezione su cui è riprodotto un cestino di vimini chiuso da un fiocco. Un fiocco rosso, simbolo dell'eleganza. E dell'eccellenza del Made in Italy. «Nel mondo - dice lo stilista - l'Italia è conosciuta per due cose: la moda e il cibo. Perchè non fare questo matrimonio? Per me si tratta sempre di vestire: un corpo femminile come un pacco di pasta. Sono attratto dall'effimero, la mia religione, da tutto ciò che non serve, ma piace. Questo è il vero lusso. Questa è alta gamma, per un abito e per un piatto di pasta».
Il designer di haute couture è stato il pupillo di Moschino, si è ispirato a Yves Saint Laurent, ha reinterpretato lo stile delle Sorelle Fontana, ha sfilato per tanti anni a Roma e ha conquistato clienti come Sophia Loren, Grace Jones, Cher, Julia Roberts, l'affezionatissima Donatella Dini. Ora, tra un impegno della sua sartoria romana e una consulenza stilistica in Inghilterra, ha firmato il packaging della pasta Maffei e ne va fiero.
Tutto nasce dall'incontro con il giovane Ignazio, che ha ereditato dal padre Savino l'azienda di Barletta fondata nel 1960 e diventata la prima a produrre pasta fresca di semola certificata per la fedeltà ad un metodo al 100% italiano. Il nuovo corso deve presentarsi con un involucro unico ed esclusivo, fedele alla tradizione ma proiettato verso il futuro. Via spighe, uova e mattarelli delle vecchie confezioni, ci vuole qualcosa di diverso.
A Ignazio Maffei hanno già presentato una proposta, che mostra a Coretti per avere un parere. Lo stilista storce il naso e l'altro gli propone di disegnare lui stesso l'«abito» per la sua pasta. «“Perchè no?”, mi sono detto. Mi è sembrata una nuova sfida, una provocazione, un divertimento. Il mio progetto all'inizio ha lasciato Ignazio un po'interdetto. La confezione tutto gli sembrava tranne che per la pasta, anche se gli piaceva. Ma poi c'è stata una riunione di famiglia, il vecchio Savino ha approvato ed è scomparso ogni dubbio sul mio fiocco per dare una nuova immagine dell'azienda».
L'haute couture di Coretti incontra, dunque, l'eccellenza del pastificio Maffei e il fiocco rosso diventa segnale del meglio italiano, evoca il fascino romantico delle cene più seducenti, che accostano la cucina raffinata ad un abito d'alta moda. Il nuovo corso di Ignazio Maffei ha successo: le richieste da tutta Italia sono talmente tante che in Puglia non si riesce a produrre abbastanza. I rappresentanti, soprattutto nelle regioni del nord come Lombardia e Veneto, non vogliono smaltire le vecchie confezioni ancora in magazzino, chiedono quelle nuove. Dicono che esposte nei frigoriferi, con tutta quella serie di fiocchi rossi, «sparano», colpiscono l'attenzione a distanza, suscitano curiosità, insomma funzionano. La pasta che viene da Barletta, oltre ad essere distribuita nei grandi supermercati, finisce sui banchi della catena Eataly che presenta il meglio del settore alimentare nostrano.
E ora, che cosa vuol fare Marco Coretti? Mescola ancora food & fashion.

«Mi piacerebbe vestire anche un vino di marca, disegnare una etichetta di lusso. E anche reinventare la couture di Elsa Schiaparelli, il cui brand viene rilanciato da Diego Della Valle. Proprio su un suo libro da piccolo ho deciso di fare lo stilista».

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