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"Noi, spazzini dei grattacieli mai in quota senza crema solare"

Lavorano a 70 metri d'altezza, sono addestrati ad evitare ogni rischio: "Per questo non vogliamo colleghi alpinisti"

"Noi, spazzini dei grattacieli mai in quota senza crema solare"

Se ne stanno là, appesi a 36 piani di altezza e ogni tanto pensano che Milano vista dall'alto non è affatto male: il rumore è ovattato, l'aria più leggera, con lo sguardo ci si può spingere oltre la coltre di smog e arrivare fino alle montagne. Una panoramica in esclusiva di cui non si stancheranno mai.

Loro sono gli Spiderman dei grattacieli, la squadra di arrampicatori professionisti che pulisce le vetrate delle torri più alte d'Italia. Quelle romane dove, da dentro gli uffici, gli impiegati li salutano e appendono Post-it con la scritta «Buon lavoro» e quelle milanesi, dove i dipendenti si prodigano in selfie con loro al di là del vetro o, in qualche caso, chiudono le tende per non essere disturbati. Insomma, lassù non ci si annoia, anzi. E guai a dire a uno dei «ragni» dei grattacieli che c'è da pulire un normalissimo palazzo di sei piani: quella è una noia mortale, non c'è adrenalina, meglio calarsi dal grattacielo Unicredit di Milano o dai 50 piani della torre Isozaki, più avvincente.

In realtà i rischi sono stati ridotti al minimo anche in quota. «Io dico sempre che è vietato farsi male - spiega Davide Spelta che coordina il team di scalatori e dirige l'azienda Rigger, nata assieme al quartiere dei grattacieli milanesi - Cerchiamo di stare attenti a ogni minimo dettaglio e abbiamo due dipendenti dedicati esclusivamente al controllo dei materiali e a verificare che vengano rispettate tutte le procedure. Inoltre, mentre la legge italiana prevede che ogni squadra abbia un solo uomo addestrato a gestire le emergenze, noi abbiamo preferito addestrarli tutti, non si sa mai. E se un uomo si sente male, pretendo che sia accompagnato a terra nel giro di tre minuti al massimo, giusto il tempo che arrivi l'ambulanza. Per questo facciamo spesso esercitazioni e simulazioni». Alla sicurezza e alle polizze assicurative dei dipendenti è dedicato il 6% del fatturato annuo. «Si figuri che spendiamo più di mille euro all'anno in creme solari, protezione 50».

Lassù, tra sole e riverbero dei vetri, si sfiorano temperature molto alte, non si scherza, e non si comincia mai senza aver messo in saccoccia una bottiglietta d'acqua.

Nulla è lasciato al caso e ogni missione di pulizia viene studiata passo passo, a tavolino. «In ufficio dedichiamo anche una settimana intera ad analizzare il progetto di un grattacielo - spiega Spelta - Il 90% del nostro lavoro riguarda proprio la fase preparatoria, quella in cui studiamo i punti critici della vetrata. Ci appoggiamo a un pool di tecnici e ingegneri dello studio Tenca per affrontare tutte le criticità. Diciamo che quando iniziamo a pulire il primo vetro mi sento sollevato, significa che il grosso del lavoro è fatto. Abbiamo anche un meteorologo di fiducia che, di volta in volta, ci dice le condizioni del vento in quota e le temperature». Ma chi sono gli alpinisti urbani? Chi sono quei «matti» disposti a svolgere uno dei lavori più pericolosi al mondo? Nella squadra ci sono molti stranieri, tutti assunti con contratto regolare. Alcuni sono in Italia da anni, ormai specializzati nel gestire funi e imbragature e mai stanchi di calarsi dai tetti. «Il nostro dipendente più anziano è Ylian, bulgaro, 52 anni, bravissimo - spiega Spelta - Ha scalato tutte le montagne del mondo oltre i 6mila metri. Un giorno gli ho detto che avrei voluto clonarlo talmente lavorava bene. E lui che ha fatto? Ha chiamato tre amici dalla Bulgaria, altrettanto preparati. Sono arrivati qui con la valigia di cartone, lo dico nel senso più letterale del termine, ed ora sono in Italia da cinque anni con un contratto fisso. E poi ci sono Wendell e Ryan, filippini, che prima lavoravano come semplici addetti alle pulizie. Oggi invece hanno una casa di proprietà, un'auto e, grazie alla loro specializzazione, guadagnano più di molti impiegati dei grattacieli che puliscono. Tra di noi lavora anche un arrampicatore giapponese. È molto attento e veloce, un vero Ninja».

C'è una tacita regola che circola negli uffici della Rigger: diffidare degli alpinisti. Le competenze sono molto simili ma un conto è una passione sportiva, un altro conto è una professione. «L'alpinista sotto sotto vuole rischiare, altrimenti la sua scalata perde il sale - sostiene Spelta - Io invece voglio uomini che non prendano nemmeno vagamente in considerazione il rischio, sarebbe troppo pericoloso. Per ora grazie al cielo non abbiamo mai auto dipendenti incidentati. Anzi, è capitato solo una volta, ma era semplicemente un impiegato che ha avuto un incidente in bicicletta mentre stava venendo al lavoro».

Il capo dei «rigger» (che significa operaio arrampicatore) ha in mente anche un bel progetto: creare una squadra di sole donne, che lavoreranno appese alle funi con tute e caschetti rosa. «Ci è già capitato di avere donne in squadra - spiega - ma alla lunga gli equilibri non funzionano. Meglio creare un nuovo pink team da zero». Il lavoro non manca di certo: le aziende che si occupano di pulizia e manutenzione delle torri più alte, in Italia sono poche. E contemporaneamente i grattacieli sono sempre di più. Tra le nuove sfide attese c'è quella per pulire il terzo grattacielo di City Life, i cui cantieri devono ancora cominciare. Sorgerà a Milano a fianco della torre Allianz e del grattacielo «storto» di Hadid dove ha sede la Generali assicurazioni. «Noi siamo pronti» scalpitano gli specialisti del nuovo sky line della città. Per ora continuano a lavorare nei nuovi quartieri, Porta Nuova in testa. Là, oltre a pulire le vetrate, sostituiscono gli impianti di illuminazione per gli elicotteri sulla guglia della torre Unicredit, hanno installato (come tradizione milanese impone) la copia della madonnina del Duomo in cima al palazzo della Regione Lombardia, che hanno anche pulito in lungo e in largo prima dell'inaugurazione. E si cimentano in operazioni meno visibili, come l'installazione della canna fumaria del ristorante Feltrinelli di piazza Gae Aulenti: i riggers di nuova generazione l'hanno infilata in piccoli cavedi, seguendo un piccolo e buio corridoio in verticale.

E il loro sarà anche uno dei lavori più pericolosi del mondo (nella top ten degli impieghi più rischiosi assieme ai riparatori delle linee dell'energia elettrica, ai pescatori di granchi e ai sommozzatori) ma vuoi mettere la sensazione di guardare città e strade dall'alto?

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