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«Non basta studiare pedagogia per essere maestre»

Professor Giorgio Israel lei è l’ispiratore della nuova riforma che cambia il modo di diventare insegnanti. Quando sarà realtà?
«Il regolamento deve ottenere i pareri non vincolanti del Consiglio di stato e delle commissioni parlamentari di Camera e Senato. Ma le nuove regole saranno applicate già dall’anno prossimo».
Chi avete scontentato?
«Coloro che volevano mantenere le vecchie scuole di specializzazioni per l’insegnamento secondario. Erano scuole create da Berlinguer, dopo la laurea c’erano ancora due anni in cui si dovevano seguire corsi disciplinari per ottenere il tirocinio. Però sono state fallimentari perché hanno creato sacche spaventose di precari. Alcune di loro hanno funzionato in modo inaccettabile».
Perché inaccettabile?
«Si studiavano solo materie psicopedagogiche. C’era di tutto, educazione civica, antropologia, psicologia. Peccato mancassero le materie disciplinari».
Cioè matematica e italiano?
«Esatto. Quello che è troppo è troppo. Ora si cambia sistema».
Cioè?
«Sarà rafforzata la componente disciplinare accanto a quella pedagogica e psicologica. Finora si poteva diventare maestri senza aver effettuato neppure un esame di matematica».
E i risultati rispecchiano le carenze dei nostri studenti?
«Esatto. Stiamo a dire che i ragazzi non sanno la matematica ma poi ci accorgiamo che l’80% dei corsi nella laurea di scienze della formazione erano formate da pediatria, neuropsichiatria infantile e solo un corsetto di matematica, uno di storia e uno di geografia, peraltro opzionale».
Cosa avete modificato?
«Abbiamo triplicati i corsi di matematica e duplicato quelli di storia e di geografia».
Insomma per diventare maestre non si deve fare solo la psicologa.
«Il corso prima era quadriennale ora è di cinque anni a ciclo unico. E abbiamo rafforzato la componente disciplinare. Il tirocinio per le maestre si svolge a partire dal secondo anno. Anche loro vanno nelle classi ad apprendere. Ma in modo più graduale».
Invece per i professori di medie e superiori il tirocinio si fa dopo la laurea.
«Il tirocinio è di 475 ore che si svolgerà in tre fasi: un lavoro preparatorio all’università, un tirocinio passivo, cioè assistere alle lezioni, poi ci saranno anche ore di tirocinio attivo».
Il tirocinante diventa supplente?
«No, attenzione a non fare trucchi. C’è un insegnante tutor che è obbligato a seguirlo. Le sue lezioni rientrano nell’apprendistato e alla fine lo studente deve svolgere un esame di abilitazione all’università».
Ma le assunzioni dei professori verranno fissate dal ministero?
«Esatto. Basta precari. All’università ci sarà il numero chiuso.

Gli studenti che aspirano a fare i maestri o i professori devono sottoporsi a un esame d’ingresso a numero programmato».

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