Tiziana Parenti, ex magistrato del pool di Mani pulite fatta passare per pazza quando indagò sulle tangenti rosse, ex parlamentare di Forza Italia e ora avvocato. Il Pd è alle prese con la questione morale: molte giunte da loro governate sono sotto i riflettori della magistratura. È cambiato qualcosa rispetto a 15 anni fa?
«Il sistema politico è cambiato. Sono mutati i governi, i partiti e i rapporti di forza tra questi. Dc e Psi non esistono praticamente più ma per il resto... Fine».
Che vuol dire? Che è rimasto tutto uguale?
«Il problema è che ci sono amministrazioni incrostate da decenni, con il solito intreccio malato tra affari a politica locale».
E all’epoca in cui a indagare era lei era uguale?
«Niente di nuovo sotto il sole. Quando ero in magistratura c’erano imprenditori che confessavano “là noi non ci possiamo entrare, in quelle zone non possiamo fare affari perché è già tutto deciso e gli appalti sono già stati assegnati”».
Ma allora Mani pulite non è servita a niente?
«No, non è cambiato niente. È tutto uguale a prima, una vera palude».
Di chi è la colpa?
«Del fatto che non c’è concorrenza e del pessimo costume degli italiani».
Quindi non è soltanto un problema di regole?
«Da sole non sono sufficienti. Mancano organismi di controllo, ma manca pure un senso civico degli italiani. E non parlo solo di chi ci governa ma anche di chi è governato».
Adesso la magistratura sta cercando di far chiarezza e tocca pure le amministrazioni rosse: Napoli, Firenze, Perugia. L’ultimo caso è del deputato Pd Margiotta...
«Spiace che ancora una volta le magagne vengano fuori dall’azione giudiziaria».
C’è odor di tangenti rosse. Solo che quando se ne occupò lei, che iscrisse nel registro degli indagati il tesoriere del Pds Marcello Stefanini, scoppiò il putiferio... E adesso?
«Forse oggi le cose, in questo senso, sono cambiate. Ma temo che sia un fatto episodico...».
Indagò sul filone rosso e non ci riuscì. Succederà così anche adesso?
«All’epoca l’ex Pci era protettore del sistema, ora mi sembra che abbia più difficoltà... Comunque, se fosse stato per me, se avessi avuto più tempo a disposizione, sarei andata fino in fondo...».
Questione di tempo? Ma va... Parole sue: «D’Ambrosio mi fece capire che non doveva essere mandato nessun avviso di garanzia ad esponenti del Pds perché questa forza assicurava il consenso alle indagini». Frase che le è costata una denuncia per calunnia. Com’è andata a finire?
«Confermo. Ho solo detto come stavano le cose realmente. E per averlo fatto di denunce non ne ho ricevuta una soltanto, ma trenta o quaranta. Su quella di D’Ambrosio la Corte costituzionale ha dichiarato l’improcedibilità».
E ha fatto pace con D’Ambrosio?
«Quando ci siamo rivisti ci siamo salutati in maniera civile. Non ho mai fatto pace perché non ho mai fatto la guerra. Ho solamente riferito quello che non ha mai confessato nessuno, in tempi in cui i rischi erano molto elevati, anche a livello personale».
Tiziana Parenti indaga su Greganti e Stefanini... Clementina Forleo su Consorte e D’Alema, Luigi De Magistris su Mastella e Prodi, Giuseppina Geremia su Prodi... Tutti più o meno defenestrati. Allora chi tocca il rosso muore?
«Eh eh eh... Quando si inchiodano i vertici del partito... Pizzichi l’assessore, il consigliere provinciale e vabbè...
Cosa succede?
«No, non mi faccia prendere un’altra querela eh...».
Ma Mani pulite è stata un’inchiesta politica?
«Assolutamente sì».
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