Lecce In tutta la provincia di Lecce non cera la Tac-Pet pubblica, strumento fondamentale nella lotta per i tumori, e così i pazienti erano stati costretti a rivolgersi a uno studio privato a pagamento: per questo la Regione Puglia è stata condannata al risarcimento dei malati. È la sentenza emessa dal giudice di pace di Lecce, Luigi Piro, una decisione rivoluzionaria che si basa sul diritto alla salute tutelato dalla Costituzione e punta lindice contro una grave carenza del sistema sanitario pugliese, già affossato da una serie di scandali che si sono accavallati nel corso degli anni.
In questo caso il giudice ha preso in esame la vicenda di cinque pazienti colpiti da tumore, uno dei quali nel frattempo è deceduto a causa della malattia: per questa ragione sono comparsi in giudizio gli eredi. I malati, assistiti dallavvocato Massimo Todisco dellufficio legale del Codacons, circa un anno e mezzo fa hanno deciso di rivolgersi al giudice in quanto nella provincia di Lecce non cera una Tac-Pet pubblica e, allepoca, neanche una convenzionata. Nellatto di citazione in cui è stata chiamata in giudizio la Regione Puglia il legale ha sottolineato come i pazienti, tutti con una malattia in stato avanzato, non fossero nelle condizioni di fronteggiare lunghe lista dattesa nelle città dotate di questo strumento né di intraprendere pesanti viaggi della speranza. La Regione si è costituita facendo riferimento alla mancanza di fondi che avrebbe impedito lavvio del servizio, una linea contrastata dallavvocato del Codacons il quale invece ha spiegato come per questo tipo di interventi fosse possibile utilizzare fondi statali. Per fare chiarezza sulla vicenda, nel corso del giudizio è stato citato come testimone per due volte anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Il quale però, non si è mai presentato dinanzi al giudice adducendo impegni istituzionali. Tuttavia, in una lettera acquista agli atti, il governatore ha effettivamente confermato che in provincia di Lecce non cerano strutture pubbliche di Tac-Pet.
Alla fine il giudice ha dato ragione ai malati accordando un risarcimento di ottocento euro per ogni paziente.
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