"Non ci sono più le foto del nonno? Quella è storia, parliamo di futuro"

"Non ci sono più le foto del nonno? Quella è storia, parliamo di futuro"

Roma - Onorevole Alessandra Mussolini, un congresso strano questo: s’è sciolta An ma è mancato il pathos. Perché?
«Perché non era Fiuggi ma piuttosto Ferrarelle».

Né liscia né gasata?
«Mancavano le bollicine ma so che quelle arriveranno. D’altronde non era un congresso in cui si dovevano stabilire linee politiche».

Tutto già deciso, insomma?
«La strada è obbligata ed è quella di creare il più grande partito italiano, risultato della fusione di due grandi partitoni. È stato un congresso che doveva sancire, non scegliere».

La base però s’è spellata la mani solo quando s’è fatto riferimento alle radici, alle identità. Fusione scettica?
«Io mi sento già a tutti gli effetti Pdl e non voglio entrare in un partito con il bilancino in mano».

Con il bilancino? Per misurare che cosa?
«Quanta destra entri nel Pdl. Voglio entrare con l’orgoglio di An, consapevole del sacrificio che noi, ma anche Forza Italia, stiamo facendo per costruire insieme qualcosa con il cuore, con la passione».

Cuore, passione. Corde toccate dallo scettico Menia, guarda caso il più applaudito. Come mai?
«In occasioni come queste si sa quali corde toccare per provocare ovazioni. L’importante è riuscire a trasferire lo stesso cuore nella nostra nuova casa che, di fatto, c’è già».

Non mi dica anche lei che c’è già perché l’hanno già voluta gli italiani.
«Sì, invece. E noi di An abbiamo già traslocato nel Pdl».
Insisto: non ha notato una spaccatura tra la dirigenza del partito e la base che resta assetata di militanza e identità?
«No. Anche io parlo con la base, con i militanti. Le assicuro che capiscono e approvano quello che si sta facendo».

Nessun rischio di annacquarsi?
«Non dobbiamo fare la gara con Forza Italia a chi porta qualcosa di sé. La scommessa è non ragionare più come “ex”: ex aennini o ex azzurri. Siamo tutti insieme qualcosa di nuovo».

In competizione con la Lega
«Ecco, la Lega. Ora tocca ad Alberto da Giussano».

Fare cosa?
«Entrare nel Pdl. Perché devono rimanere fuori? Il progetto è troppo importante. Una volta approvato il federalismo vengano con noi anche loro».

Non vorranno mai...
«Ma è la strada obbligata. Loro raggiungono i loro obiettivi grazie al Pdl, giusto? Si uniscano a noi allora».

Veramente hanno sempre detto che una volta ottenuto il federalismo il Carroccio si deve sciogliere. Sarà così?
«Benissimo. Agli amici della Lega dico: scioglietevi dentro il Pdl. A me farebbe un grande piacere».

E se non lo fanno?
«Sarebbe un errore. Non possono esserci figli e figliastri e il bipolarismo o, meglio ancora, il bipartitismo impone la scelta di campo. Vengano anche loro quindi».

Ma loro sono principalmente una forza del nord e il Pdl è una forza nazionale. Si può fare lo stesso?
«Ma certo. E non dimentichiamoci che il Carroccio si sta allargando pure al centrosud».

Torniamo al congresso: Fini aveva dichiarato che si sarebbe commosso. Lacrime a comando?
«Sì, curioso anticiparlo giorni prima. Ma Fini è fatto così, è il suo carattere».

Piaciuto il suo discorso?
«Molto. E anche quello di La Russa cui contesto soltanto il fatto di aver fatto un accenno ai gemelli diversi. E che vuol dire?».

Che esistono pure i gemelli eterozigoti: uguali ma differenti.
«Non siamo diversi. Noi del Pdl siamo il Pdl, punto».

A proposito di parenti: nei banchetti si

faceva fatica a trovare il volto di suo nonno. Nemmeno una spilla, un foulard, un gagliardetto. Dispiaciuta?
«Ma no, non importa. Quella è storia. Vogliamo pensare al presente? Vogliamo pensare al futuro?».

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