Non è un giro di vite ma una vessazione

Tutti i partiti sembrano soddisfatti del nuovo giro di vite del ministro Bianchi contro gli automobilisti che non rispettano alla lettera il Codice della strada, al punto che si sono impegnati a rendere permanenti le misure adottate venerdì per decreto. Per i nostri deputati, è probabilmente un modo di scaricarsi la coscienza per le 5.500 vittime annue di incidenti e di illudere gli elettori che stanno facendo il possibile per ridurne il numero. Sembra di assistere a un replay delle imprese del ministro Ferri, che prima di essere «ridimensionato» a furor di popolo, cercò di farci viaggiare tutti a 110 all'ora. In realtà, se non si renderà il nuovo rigore più logico e selettivo, se non si userà un po' più di buon senso nell'applicazione dei divieti, l'inasprimento delle pene sarà di scarsa utilità contro gli autentici pirati della strada e colpirà invece milioni di automobilisti normali, che non rappresentano alcun pericolo per gli altri, ma saranno penalizzati sotto forma di perdite di tempo, di multe stratosferiche e di limitazioni in comportamenti sostanzialmente innocui.
Prendiamo il caso della velocità, accusata (a torto) di essere la causa principale degli incidenti. Il limite di 130 kmh sulle autostrade - rimasto identico nei decenni nonostante l'evoluzione del parco automobilistico - può andare bene nei tratti montani, ma è assurdo in quelli di pianura a quattro corsie, specie nelle molte ore di scarso traffico. Il ministro Lunardi, infatti, voleva portarlo a 150, ma la lobby del politicamente corretto glielo ha impedito. Altrettanto incongruo è l'obbligo di non superare i 90 all'ora su certe superstrade, in teoria costruite proprio per abbreviare i tempi dei collegamenti. Ma quel che è assurdo è la proliferazione - indistintamente su tutte le strade - di cartelli che di colpo abbassano la velocità massima e che, se fossero rispettati, porterebbero a un continuo «stop and go» foriero di tamponamenti a catena. Che senso ha che (vedi la Milano-Torino) si debba passare di colpo da 130 a 90 o addirittura a 70 o a 50 solo perché l'autostrada fa una deviazione? Ed è ammissibile che, quando una statale attraversa un paese semideserto, si debba scendere di colpo a 50 all'ora, non un chilometro di più, se non si vuole incorrere nelle trappole degli autovelox locali, con l'effetto di abbassare drasticamente la media ed allungare i tempi di percorrenza di chi viaggia per lavoro? Penalizzare addirittura con il ritiro della patente chi eccede di 40 kmh limiti insensati, anche quando le condizioni sono sicure, non è prevenzione, ma vessazione.
Può essere giusto supermultare chi guida senza patente, ma servirà a poco: l'esperienza, infatti, ci insegna che a incorrere in questa violazione del codice sono soprattutto extracomunitari irregolari, cui sarà ben difficile scucire 9.000 euro. Nella sua furia persecutoria, il ministro Bianchi sembra invece essersi del tutto dimenticato dei motociclisti, che spesso sfrecciano in autostrada a 200 all'ora facendo serpentina tra le auto in colonna e rappresentano, loro sì, un pericolo per se stessi e per gli altri.
Che dire, poi, delle sanzioni per chi guida sotto l'effetto di droghe e alcol? Bene per le prime, un po' meno per le seconde, visto che la luce rossa scatta già dopo un paio di bicchieri di vino che non hanno mai alterato seriamente le capacità di reazione di nessuno. Non ci risulta che molti incidenti siano causati da chi, la domenica, fa la sua gita enogastronomica fuori porta, anche se non trova l'astemio di turno per mettersi al volante al ritorno. Gli ubriachi pericolosi sono ben altri, ma per il nostro Codice il padre di famiglia che si fa mezza bottiglia di Barbera è equiparato agli sciagurati che il sabato sera si imbottiscono di whisky.
Mi rendo conto che distinguere tra chi è al volante di una grossa cilindrata dotata di tutti i possibili apparati di sicurezza e una carretta che a 130 km l'ora rischia già di perdere le ruote è difficile, e ancora più complicato stabilire quali «bevute» siano pericolose e quali no. Nessuno, tuttavia, mi toglierà dalla testa che è più pericoloso un automobilista che fuma (nessuna sanzione) e uno che parla al cellulare senza auricolare (sospensione della patente in caso di recidiva).
Conclusione: ancora una volta, come nel caso della chiusura degli stadi, per punire una minoranza di trasgressori pericolosi si colpirà nel mucchio, comminando multe da cavar la pelle a gente che, in oggettive condizioni di sicurezza, ignora divieti che, generalizzati come sono, hanno poco senso. Oggi, in condizioni normali di traffico, ben pochi in autostrada procedono a meno di 130 all'ora, e pure non dobbiamo registrare alcuna ecatombe per questo.

Anziché imporre pene draconiane a tutti (ammesso poi di avere gli uomini e i mezzi per farlo e non limitarsi a grida manzoniane), imitiamo la Germania, dove la velocità sulle autostrade è libera, le sanzioni per chi sgarra senza causare incidenti moderate, ma la legge per chi causa incidenti mortali assolutamente inesorabile.
Livio Caputo
livio.caputo@fastwebnet.it

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