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Non ha vinto soltanto Valentino

N on ha vinto Valentino, il dottore, il laureato. Hanno vinto tutti. Il Gran premio d’Italia e del mondo è stato democratico nel suo elargire emozioni fra le curve e i saliscendi di questa Toscana che fa l’occhiolino alla Romagna: perché il successo, quello vero, quello che resta negli annali, è, sì, andato per la quarta volta consecutiva a Valentino il dottore, il laureato, ma il successo che accompagnerà per sempre gli ottantottomila assiepati nel cuore della Toscana e i milioni assiepati nei salotti di casa, è un successo di tutti e quattro questi uomini, questi ragazzi. Un trionfo che sarà ancor più grande se avrà concretizzato anche lo storico sorpasso televisivo delle due ruote sulle quattro. Si saprà oggi, ma in molti s’attendono l’incredibile evento, visto che l’ultimo Gp di F1, quello del Nurbürgring, è stato seguito da 8 milioni e 103mila persone, e visto che nel 2004, per la gara del Mugello, in 7 milioni e ottocentomila rimasero incollati al video.
E che sia solo questione di tempo lo dimostra una semplice equazione: se il pubblico è andato via via aumentando grazie ai duelli di Valentino con Gibernau, figuriamoci che cosa potrà accadere d’ora in avanti. Perché al posto dello spagnolo, o con lo spagnolo, ci sarà Biaggi finalmente resuscitato, finalmente aggressivo e combattivo che dice e arringa «la squadra mi segue e la gente avrà le battaglie che aspettava, quelle fra giganti»; e ci saranno Capirossi e la Ducati pronti ad emozionare l’altra Italia, quella che vede Rosso e non Rossi; e ci sarà, soprattutto, Melandri, secondo nel mondiale, scudiero barrichelliano del suo Schumacher-Gibernau, assurto invece a prima guida per meriti acquisiti in pista. Non a caso, proprio ieri, Macio Melandri, questo ragazzino con le stimmate motoristiche dell’erede di Rossi, ci ha regalato il più bel sorpasso dell’anno: quello al termine del rettifilo più lungo e veloce del mondiale, trecentoquaranta all’ora, con cui ha infilato sia Rossi che Biaggi in una staccata che riesce solo agli Dei.

E spesso a Valentino.

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