Non sono molte le crisi che ho dovuto affrontare nella vita, e per questo mi ritengo fortunato. Il lavoro è sempre andato piuttosto bene. Le crisi familiari o matrimoniali le ho risolte al meglio. E guardate che a scrivere è un pessimista. Io sono davvero poco avvezzo a pensare in positivo e a dare consigli su come risolvere problemi. Ma posso dire che i momenti bui mi hanno insegnato molto.
Quando sono spaventato per qualcosa, vengo preso da un’angoscia terribile e spesso non reagisco. Resto paralizzato in una chiusura che si trasforma in apatia, come mi sta succedendo ora osservando la crisi in cui versa il nostro Paese e il mondo. Vedo mezza Italia in mano alla mafia e l’altra metà vittima di una crisi finanziaria senza precedenti, e non posso che scoraggiarmi. Mi lascio travolgere proprio da quello che non si dovrebbe fare. La vita, i guai, vanno affrontati con coraggio e determinazione, con testardaggine direi, per andare oltre, anche quando ci si presenta qualche grosso ostacolo che vediamo come una batosta dalla quale ci sembra di non poterci rialzare.
Vi faccio qualche esempio personale: le mie uniche fasi di incertezza nella carriera le ho passate quando i giornali hanno cominciato a chiedere le fotografie a colori. Io, come è noto, uso solo il bianco e nero: è stata una vera fatica far capire e apprezzare ciò che proponevo, ma ce l’ho fatta. Il mio matrimonio invece, è andato male. La fase del distacco è stato un periodo durissimo, ma entrambi siamo stati capaci di evolvere, di confrontarci. Sembrerà incredibile, ma il rapporto con mia moglie va molto meglio ora che siamo divisi. Forse perché il confronto, il dialogo con le persone, è altrettanto importante della nostra forza d’animo.
Le relazioni di oggi sono profondamente sbagliate, impersonali. Siamo tutti preda di un egoismo imperante che ci vede interessati più al denaro e al successo che alla qualità del lavoro che facciamo o delle azioni che compiamo. Invece, quanto più si è in difficoltà, tanto più bisogna puntare sulla verità di noi stessi, su amici sinceri, su cose genuine e intelligenti che diano la dimensione dei valori autentici ai quali si appartiene. Di recente sono dovuto stare un mese in ospedale. Sono stato obbligato a vedere la televisione ogni giorno per passare il tempo. Prima di tutto ho constatato che tutte le reti puntano pochissimo sulla cultura, se si escludono poche trasmissioni e qualche vecchio film. Inoltre mi sono reso conto che la gente ha un bisogno disperato di raccontarsi in televisione. Vengono proposte storie inverosimili, di dubbia veridicità, che utilizzano il sentimentalismo per fare breccia nelle aspettative di tutti: avere più rapporti umani.
Vi dico un’ultima cosa: per andare incontro ai dispiaceri, alle delusioni, alle avversità, bisogna disporre di molta energia. E l’energia si ricava dai fatti positivi che ci accadono. Di recente ho vinto un premio inaspettato. Si tratta del Lucie Award, un importante riconoscimento internazionale alla carriera che in passato è stato assegnato a giganti come Henri Cartier Bresson, William Klein, Elliott Erwitt. Io, da persona modesta quale sono, mi sento una formica al loro confronto. Ma dello slancio che mi ha dato questa cosa trarrò beneficio anche negli anni a venire.
Gianni Berengo Gardin
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