«Dobbiamo tornare a guardare all’economia reale: è questo l’insegnamento della crisi». E così, spiega il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli, attenzione massima a calibrare bene la riforma fiscale, e pragmatismo nel mettere in piedi strumenti, come il Fondo antiscalate, destinati ad aiutare il Paese a «fare sistema».
Presidente Sangalli, partiamo da quello che accade in questi giorni. Ad esempio la nuova missione che il ministro Tremonti intende affidare alla Cassa Depositi e Prestiti: intervenire laddove siano in gioco gli interessi industriali strategici del Paese. É davvero un ritorno all’Iri, come qualcuno pensa?
«Io penso che un po’ di sano pragmatismo non guasti. Qui non si tratta di rifare l’Iri, ma di dotarsi di strumenti - presenti anche altrove, in Francia per esempio - che ci aiutino a fare sistema. Proprio come dice il ministro Tremonti: mercato quando possibile, Stato quando necessario. Ciò che è realmente strategico è la spinta alla crescita delle grandi aziende, ma anche delle reti di piccole e medie imprese. La crisi ci ha lasciato un insegnamento: dobbiamo guardare di nuovo all’economia reale, l’economia fatta di tante imprese italiane che sanno ancora mettere al centro la persona e il bene comune».
Il caso Parmalat è emblematico: lasciamo operare le sole forze di mercato o è meglio alzare qualche argine?
«Un mercato senza regole, diceva Andreatta, non è un mercato. Nessuno pensa di riproporre protezionismi antistorici, ma la contendibilità è anche questione di regole. Allo stesso tempo dobbiamo costruire, con l’aiuto della politica economica, un sistema che sostenga la crescita delle imprese. Soprattutto delle piccole e medie imprese, che sorreggono la competitività dei nostri territori, e che possono crescere attraverso nuove formule come i contratti di rete».
Riforma fiscale e credito sono da sempre due cavalli di battaglia della Confcommercio. Nel programma nazionale per le riforme, che il governo presenta tra breve a Bruxelles, auspicate uno scambio «meno Irpef, più Iva»?
«Una crescita robusta richiede un maggior contributo della domanda interna e dei consumi delle famiglie, che alimentano per l’80% la produzione nazionale. Di certo, l’aumento delle aliquote Iva non giova ai consumi, oltre ad alimentare inflazione. Per ridurre la pressione fiscale complessiva la strada resta quella del controllo e della riduzione della spesa pubblica, insieme al contrasto all’evasione e all’elusione, anche dell’Iva. Da questo punto di vista, l’aumento delle aliquote non gioverebbe».
Basilea 3 è alle porte. Si parla di una riduzione del credito valutabile fino a 400 miliardi di euro.
«E' un rischio, anche se quello di cui parla è lo scenario peggiore. Va fatto comunque ogni sforzo per contrastare questa eventualità, facendo valere le ragioni del lavoro e dell’impresa ma anche del sistema bancario italiano che, al contrario di quanto accaduto altrove - non ha certo ecceduto in finanza creativa. É stato da poco rinnovato l’accordo sulla moratoria delle piccole e medie imprese, e penso che le prospettive di Basilea 3 richiedano a banche e imprese di fare sempre più fronte comune».
Gli impegni europei più stringenti sui bilanci pubblici avranno
«Non posso concedermi il lusso del pessimismo, e così guardo alla riforma del patto di stabilità come uno sprone a fare di più. É davvero giunto il momento di rimboccarsi le maniche».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.