Ha fatto la valigia e se n'è andato perché la nuora non lo vuole più, è troppo vecchio, troppo malandato, con i bambini non ce la fa più. Sembra un pezzo di cronaca, invece è Domenico Modugno, Festival di Sanremo 1977, e il vecchietto «dove lo metto, dove lo metto non si sa, mi dispiace ma non c'è posto, non c'è posto per carità». Di solito lo fanno i Moccia Boys, intorno a quelletà lì, per andare in discoteca, per finire in giri che non sono i loro. Litigano con mamma e papà e se ne vanno di casa, anche se la colpa a volte è più degli ormoni che dei genitori. Ma Ambrogio è diverso. È pieno di anarchia adolescenziale, ma tra due anni compie un secolo tondo, classe 1912. Lanno in cui è affondato il Titanic.
Nonno, che di cognome fa Mannoni, vive a Cadoneghe, un piccolo borgo che sta alla periferia nord di Padova, sulla sponda sinistra del Brenta, 15mila anime in tutto, citato anche nella Divina Commedia, nono canto del Paradiso. Ma che per Ambrogio, proprio sotto Natale, è diventato un inferno. Novantotto anni e le solite cose: la mattina la passeggiata, il pomeriggio il riposino. E la voglia di sorridere alla vita nonostante le malinconie che si tiene dentro. Ha avuto una discussione in famiglia, però, con i figli o con la nuora chi lo sa, una come tante, e sapete comè, stavolta sè sentito come un ramo secco, a cui tocca soffrire in disparte, perseguitato dal destino di essere vecchio e debole. Sarà che a una certa età si ritorna bambini o sarà che alla stessa età si va via un po con la testa, ma per la prima volta quella baruffa non lha mandata giù. Si è appoggiato al suo bastone, e senza dire una parola, si è lasciato la porta alle spalle con la voglia di scoprire nuove emozioni e di rivivere quelle antiche. Dopo Natale, ma prima di Capodanno, è così salito sul primo trenino locale in transito dalla stazione del paese ma, sarà che ci vede così e così, si è ritrovato per sbaglio a Venezia, dalla parte opposta di dove voleva andare, cioè Bologna. Figuratevi se si è fatto scoraggiare lui che è un reduce della Seconda guerra mondiale: ha invertito la marcia come gli hanno insegnato a fare da soldatino e una volta a Bologna ha cambiato convoglio per raggiungere Genova, mica per andare a vanvera. Si è lasciato attraversare gli occhi da tutti quei posti che scivolano via dai finestrini del treno cercando il suo angolo di sole dove andare a vivere, almeno per un po, cioè Chiaramonti, che i sardi, come lui, chiamano Tzaramònte, e che è mille volte più piccolo di Cadoneghe, non arriva a 2mila abitanti e sta a venticinque chilometri da Sassari. La sua piccola Itaca, dove abitano gli amici dinfanzia e la nostalgia che ha per loro.
Mentre a Cadoneghe figli e nipoti lo cercavano nei bar del paese e nei giardinetti della parrocchia lui stava alla stazione dei traghetti di Genova, con il naso incollato alla bacheca di vetro degli orari delle partenze per Arbatax e Olbia, ecco qui voglio andare, ha puntato il dito, ed è salito a bordo traballando un po, mettendosi tranquillo in un angolino. Lultimo dellanno è arrivato sulla sua Isola che cè e ha trovato un taxi che lha portato alla Tzaramònte, partendo da Olbia, 50 euro, nemmeno tanto.
Ha raggiunto un bed & breakfast, stremato, ma con un sorriso largo così, ti ricordi di me? ha riconosciuto alcuni suoi vecchi amici dinfanzia, come no, Ambrogio, ma che ci fai tu qui, ma che sei in vacanza con i tuoi figli? Gli agenti del Commissariato di Tempio Pausania lo hanno raggiunto un paio di ore dopo. Aveva laria del sopravvissuto e il bastone più curvo del solito. Lo hanno consegnato agli assistenti sociali di Olbia. Voleva andarci in autobus.
Non sta tanto bene adesso il nonno. Il viaggio, la fatica, lo stress di giorni di viaggio in solitario lo hanno abbattuto.
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