La norma salva-imprese fa scoppiare la bufera per il Lodo Mondadori

Nella manovra spunta l’obbligo di sospendere i risarcimenti superiori a 20 milioni in caso di condanna. L’ira del Pd: "E' legge ad aziendam"

La norma salva-imprese 
fa scoppiare la bufera 
per il Lodo Mondadori

Roma - La manovra economica potrebbe far bene alle casse di Fininvest. C’è una norma, infatti, che sospende l’esecutività del megarisarcimento di 750 milioni di euro dovuto per il Lodo Mondadori alla Cir di Carlo De Benedetti.
Se venisse confermata si aspetterebbe fino alla sentenza definitiva e in questo caso, dopo la condanna del tribunale, il verdetto della Corte d’Appello è atteso per il 9 luglio. Ma, se i giudici di Milano confermassero la decisione di primo grado, la società non sarebbe costretta a pagare subito l’enorme somma stabilita come risarcimento. A congelare l'oneroso passaggio ci penserebbe appunto la modifica a due articoli del codice di procedura civile introdotta dalla manovra per tutte le maxicondanne civili.
In sostanza si obbligherebbe il giudice, che finora ne aveva solo la facoltà, a sospendere l’esecutività provvisoria delle sentenze di primo grado in caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di «idonea cauzione». Alla fine dell’articolo sulle «Disposizioni per l’efficienza del sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie», si stabilisce insomma che per passare dalle parole ai fatti si dovrà aspettare la Cassazione.
Appena il passaggio sul lodo Mondadori emerge dalla marea di carte della manovra, scoppiano le polemiche. Nell’opposizione c’è chi protesta contro la norma «ad aziendam», chi parla di «ennesima furbata» e chi spara contro la manovra «ad personam».
Il diretto interessato, Carlo De Benedetti, commenta la notizia laconicamente: «Ho sentito». Si trova ad un workshop all’università Bocconi di Milano e c’è anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ben più esplicito nel dire: «Sarebbe un insulto al parlamento». Il suo vice, Enrico Letta, reclama la cancellazione della norma che «è il primo banco di prova per il “partito degli onesti”», accompagnata da scuse pubbliche. Le reazioni soprattutto dal Pd sono durissime. La presidente Rosy Bindi parla di «abnorme e inaccettabile abuso di potere» e Anna Finocchiaro di «ennesimo regalo per Berlusconi dal suo governo». «A pensar male si fa peccato - dice Antonio Borghesi dell’Idv - ma qualche volta ci si azzecca, soprattutto con questo governo. Mai, come questa volta, vorremmo essere immediatamente e tempestivamente smentiti da un’autorevole voce di governo».
Per ora, non arrivano né smentite né scuse e il testo della bozza inviata al Quirinale rimane lì, con quell’articolo 37 che tutti possono leggere.

E dice che la sospensione del risarcimento in primo grado «è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione». E nel secondo grado «per condanne di ammontare superiore a venti milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione».

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