Il nostro Expo palcoscenico per i giovani

Le amministrazioni di una città dovrebbero guardare sempre oltre la collina, soprattutto quando il tema è importante come l’Expo

Le amministrazioni di una città dovrebbero guardare sempre oltre la collina, e soprattutto quando il tema è importante come l’Expo. A parer mio la nostra manifestazione del 2015 dovrebbe avere una caratteristica davvero particolare, diversa, innovativa, vale a dire quella di essere in parte costruita da tutta quella categoria di giovani architetti di valore che stanno lavorando, in ogni Regione, a opere pubbliche e private di grande qualità e anche di grandi dimensioni, cosa purtroppo conosciuta solo dalle amministrazioni locali e dalle riviste di architettura. L'impiego di questi talenti sarebbe a pare mio un segnale forte per riportare alla ribalta tutto lo stile italiano, che bene o male in passato ha fatto scuola nel mondo, offuscato oggi da quei tanti miti che intervengono in ogni Paese lasciando ovunque una testimonianza diversa, spesso completamente slegata dal contesto in cui vivrà.
Un'Expo che coinvolga quindi tutte le Regioni sarebbe una operazione di grande svolta che darebbe nel Paese un segnale forte di ripresa, vitalità, innovazione e unità. Credo una riflessione vada fatta. Non so se questo coinciderà anche con il pensiero di alcuni imprenditori e costruttori che fanno a Milano il bello e il cattivo tempo, ma in ogni modo essi non si troverebbero fuori dal gioco.

Dire tutto questo non significa che il talento dei tanti architetti internazionali, che stanno progettando le «grandi opere» e che lavoreranno anch'essi all'Expo, vada considerato mal impiegato o discutibile, ma vuol dire che il loro contributo dovrebbe essere in alcune precise costruzioni, lasciando ai giovani di ogni provincia il modo di mettersi in mostra e di presentare al mondo idee e soluzioni che ben difficilmente, come vanno oggi le cose, avrebbero un altro palcoscenico.

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