La paura della terza guerra mondiale è già acqua passata. La Cia archivia ogni certezza sulla corsa al nucleare della Repubblica Islamica. lIran si congratula con il nemico riconoscendogli di saper ammettere i propri errori. A certificare la nuova contrapposizione, sempre armata, ma un po più cordiale, ci pensa il ministro degli Esteri iraniano Manoucher Mottaki. «Se i Paesi che sollevavano interrogativi incominciano a ricredersi possiamo solo rallegrarci», dichiara con il tono indulgente di chi non infierisce sullavversario in ritirata. Mahmoud Ahmadinejad resta invece fedele al suo ritratto di presidente oltranzista e ricorda agli Stati Uniti e ai loro alleati che lunica alternativa è «accettare il diritto al nucleare pacifico dellIran».
Se la minaccia nucleare viene ridimensionata, quella convenzionale continua a preoccupare. In quattro anni la Repubblica Islamica ha, infatti, rivoluzionato la propria dottrina strategica. «In nessun caso lIran avvierà misure offensive... I nostri obbiettivi sono di natura esclusivamente difensiva», garantiva nel 2003 il ministro della Difesa Alì Shamkani. Di quei propositi resta oggi ben poco. A sancire la svolta strategica è stata lentrata in servizio dei nuovi missili Qadr e Ashura capaci di raggiungere Israele e le basi americane del Golfo. «I piani per una difesa multilaterale si basano sul vantaggio del primo colpo e dellattività preventiva», ha sancito Sobh-e Sadeq, il settimanale dei Guardiani della Rivoluzione, diretta emanazione del pensiero della Suprema Guida, Alì Khamenei.
«Un posto speciale in questi piani spetta allattacco preventivo, sorprendere lavversario spiega il settimanale - resta la tattica più logica per affrontare una minaccia». A garantire linsidiosa efficacia alla nuova strategia contribuiranno limprevedibilità degli attacchi suicidi e la minaccia asimmetrica di migliaia di militanti pronti a entrare in azione in Irak, Libano e territori palestinesi.
Grazie a questinsieme di forze, i capi dellapparato militare iraniano sono certi di poter paralizzare lo Stretto di Hormutz, inchiodare il prezzo del petrolio oltre i cento dollari e seminare il panico in Israele e nei Paesi arabi alleati di Washington.
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