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La novità I giudici di porta? Un po’ troppo imbalsamati

Chissà cosa ha pensato Paolo Tagliavento quando s’è trovato ad arbitrare, ieri ad Atene, Panathinaikos-Galatasaray non solo con gli assistenti, fin qui niente di nuovo, ma anche con i giudici di porta che hanno fatto il loro debutto in Europa League. Li avesse avuti domenica sera a Marassi, non avrebbe confezionato il pasticcio che ha indirizzato la partita a favore del Genoa. Questa volta l’Italia non s’è fatta avanti per promuovere la novità come era capitato in passato con il doppio arbitro. La sperimentazione è partita in Europa League per volere di Michel Platini, presidente dell’Uefa: «Se darà segnali confortanti, sarà estesa in Champions League». Era andato benissimo il prologo all’Europeo Under 19 del 2008, dove la prima partita fu gestita dal nostro Rosetti con Saccani e De Marco dietro le porte.
I giudici aggiunti, come avrete capito, non sono assistenti, ma arbitri, si dispongono dietro le porte dalla parte opposta a quella degli assistenti, hanno il compito di monitorare cosa succede in area (dai falli di mano alle trattenute) e comunicare le infrazioni all’arbitro via auricolare. Se lo ritengono utile, possono mettere piede in campo: è successo più volte in Lilla-Valencia. Tocca a loro valutare se un pallone ha superato del tutto la linea fatidica oppure meno. Mica facile in assenza dell’occhio di falco che fa da spartiacque nel tennis. Ne sa qualcosa il russo Karasev, il giudice di porta trovatosi alle prese con un gol fantasma in Heerenveen-Sporting Lisbona in occasione di uno scellerato retropassaggio di Caneira. All’arbitro ha detto che no, il pallone non era entrato nella rete dei portoghesi. Ma ci avrà beccato? E’ parso più sorpreso lui dei colleghi. Impiccato sulla linea di fondo, s’è dovuto spostare con il busto per vederci meglio. Più dinamismo, per favore.
La presenza dei giudici di porta dovrebbe ridurre i falli in area. A Marassi, sarà un caso, i difensori di Genoa e Slavia Praga hanno tenuto le mani a posto più che in altri casi: neanche una cintura, solo qualche veniale spintarella. Degli arbitri aggiunti s’è avvertita la presenza solo per qualche sporadica invasione di campo. A Basilea il romanista Mexes ha contestato a brutto muso uno dei due giudici di porta, lo spagnolo Borbalan, dopo un fallo su Vucinic, punito con il cartellino giallo, a suo parere invece da ultimo uomo. «Ma cosa ci stai a fare?», gli ha urlato. Da fuori non si apprezza cosa facciano e come si comportino questi arbitri aggiunti che non hanno in dote né fischietto né bandierina e somigliano a manichini impersonali. Meglio gli assistenti che, auricolare a parte, si raccontano con l’uso delle bandierine.

Loro sì sono vivi.

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