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Nuova bufera su Schröder per 1 miliardo dato a Gazprom

L’ingente finanziamento fu concesso dal governo dell’ex-cancelliere alla società russa per cui ora lui lavora

Salvo Mazzolini

da Berlino

Quando il 22 novembre Gerhard Schröder fu costretto a cedere ad Angela Merkel la poltrona di cancelliere annunciò che avrebbe lasciato definitivamente la politica e si dimise da tutte le sue cariche pubbliche, anche da quella di deputato. «Voglio cambiare vita e trovarmi un nuovo lavoro», disse nella sua ultima conferenza stampa da capo del governo. Decisione coraggiosa e ammirevole per un uomo che aveva fatto politica e solo politica fin dall'età di 18 anni. Ma tutt'altro che improvvisa o presa a caldo sull'onda della delusione per la sconfitta elettorale della coalizione rossoverde. I fatti emersi dopo le dimissioni autorizzano il sospetto (ed anche qualcosa di più) che la scelta di un nuovo lavoro fu pianificata da tempo ed anche in modo molto spregiudicato, utilizzando gli ultimi giorni in carica per crearsi un futuro sicuro e dorato.
Poche settimane dopo l'uscita dalla politica il cancelliere non più cancelliere diventa infatti presidente del consiglio di sorveglianza di una società russo-tedesca incaricata di costruire il gasdotto che passando sotto le acque del Baltico porterà il gas dalla Siberia alla Germania. Progetto voluto dallo stesso Schröder quando era capo del governo e da Putin. Piovono le accuse, più o meno esplicite, di interessi personali in atti di ufficio cui si aggiungono quelle di una clamorosa caduta di stile perché la società in questione è praticamente di proprietà della Gazprom, il colosso dell'energia russo che è praticamente di proprietà del Cremlino. Quindi Schröder, seppure indirettamente, passa al servizio del Cremlino.
Ad aggravare la sua posizione contribuisce ora la notizia che a fine ottobre, nelle ultime settimane in cui Schröder era ancora in carica, il governo tedesco autorizza un credito di un miliardo di euro alla Negpc, la società di cui l'ex cancelliere diventerà presidente. Il credito viene concesso da due banche tedesche, Deutsche Bank e Kreditanstalt für Wiederaufbau, ma il governo se ne assume la copertura dei rischi sia finanziari che politici. In altre parole il governo si impegna a restituire i soldi alle due banche se la Negpc, cioè la Gazprom, cioè il Cremlino, non onoreranno il debito per qualsiasi motivo. Schröder si difende dicendo di essere venuto a conoscenza della garanzia fornita dal suo governo quando non era più Cancelliere.
Ma è una difesa che non convince perché la garanzia fu fornita da una commissione mista formata dai ministeri dell'Economia e delle Finanze, entrambi diretti da due ministri socialdemocratici, Wolfgang Clement e Hans Eichel, ed è difficilmente ipotizzabile che non si siano consultati con il loro cancelliere prima di compiere un passo così impegnativo. Insomma ce n'è quanto basta per suscitare un'ondata di critiche sul disinvolto comportamento di Schröder al momento di cambiare vita e di trovarsi un nuovo lavoro. Christian Wulf, governatore della Bassa Sassonia e figura di spicco della Cdu (il partito della Merkel) parla di «fatti molto gravi» e Guido Westerwelle, leader dei liberali, ha chiesto che sia una commissione parlamentare a far luce sulle decisioni di Schröder legate al gasdotto russo-tedesco.
Qualsiasi saranno gli sviluppi della vicenda, Schröder non dovrà però preoccuparsi per il suo nuovo futuro. Anche se dovrà rinunciare all'incarico russo, che gli frutta 250mila euro l'anno, potrà consolarsi con gli altri incarichi che è riuscito ad ottenere gazie al suo passato di cancelliere. Consulente di una grande casa editrice svizzera, consigliere di una banca internazionale di investimenti, ha inoltre firmato un contratto da capogiro con una società americana per una serie di conferenze e seminari.

Lasciare la politica è stato un buon affare.

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