Don Luca Peyron: "Con l'AI democrazia a rischio"

Intervista al teologo e professore della teologia della trasformazione digitale alla Cattolica di Milano: "L’intelligenza artificiale è uno strumento di potere e uno strumento d'ordine, che diventa significativo in mano a pochissimi soggetti"

Don Luca Peyron: "Con l'AI democrazia a rischio"

Un simpatico post su Linkedin che parla dei primi tre giorni del Papa che coincidono con i temi che sta portando avanti già da qualche anno: “Ma resto umile…”. Don Luca Peyron è teologo e ironico, più che altro entrambe le cose insieme, ma si fa serissimo quando avverte come l’intelligenza artificiale sia un tema che la Chiesa deve affrontare con velocità e impegno: “Francesco per fortuna aveva già cominciato a parlarne, Leone XIV darà sicuramente continuità. Il fatto che abbia detto che la scelta del suo nome in buona parte arrivi da questo aspetto, è uno sprone per darsi da fare di più”.

Don Luca di AI ne parla da anni, è professore della teologia della trasformazione digitale alla Cattolica di Milano, nonché direttore della Pastorale Universitaria a Torin e coordinatore del servizio per l’apostolato digitale: “A 23 anni, mi sono occupato tra i primi in Italia del rapporto tra internet e diritto: i grandi nomi del settore non sapevano neppure accendere un computer, così come oggi non sanno bene come maneggiare l'intelligenza artificiale. Poi, quando ho preso i voti, Monsignor Giuliodori mi chiese di assumere la cattedra universitaria. Il servizio ecclesiale nasce poi nel 2019 per provare a capire cosa stia accadendo sulle tecnologie emergenti”.

Come affrontare dunque il tema IA legato alla fede?

“Ad intra rispetto all'annuncio del Vangelo e ad extra rispetto al dialogo con il mondo. Per questo sono stato anche il promotore della fondazione italiana per intelligenza artificiale applicata alle industrie, che lavora a Torino per conto del governo”.

Cosa c’entra la Bibbia con l’intelligenza artificiale?

“C’entra, ma bisogna fare dei passaggi: si tratta innanzitutto di una locuzione scivolosa che significa tante cose. Quello che è certo è che l'IA non è più uno strumento, ma è una cultura. Una modalità di esercizio di un certo tipo di tecnologia che è sempre più il modo con cui noi leggiamo la realtà e noi stessi”.

E qual è il pericolo?

“Faccio un esempio: la macchina quando è efficiente, efficace e veloce viene considerata buona. Se io traspongo questo criterio alle persone, solo una persona efficiente, efficace e veloce diventa buona. E questo crea un'ansia da prestazione permanente, soprattutto nei giovani”.

Il rischio è di sentirsi inadeguati.

“Esatto. Poi c’è il fatto che la macchina non solo imita piuttosto bene, ma spesso va oltre l'umano in alcune funzioni. Se io smetto di esercitare il mio controllo la realtà diventa mediocre statistica. E se smetto di pensare perché una macchina lo fa per me, sarò ancora capace di avere un pensiero critico?”.

E quindi è cultura a senso unico.

“È l'effetto IKEA: io ho mangiato nel seggiolone da bambini di paglia in cui ha mangiato mia madre, mia nonna, la mia bisnonna. I miei nipoti hanno mangiato su un seggiolone di plastica: è molto più comodo, però le nostre case rischiano di diventare identiche. E la democrazia è a rischio”.

In che senso?

“L’intelligenza artificiale è uno strumento di potere e uno strumento d'ordine, che diventa significativo in mano a pochissimi soggetti. Se con gli algoritmi sposto il consenso e solo quattro persone al mondo decidono come dobbiamo vestire o quale seggiolone comprare, non è lo Skynet di Terminator ma poco ci manca”.

Torniamo alla Bibbia…

“Il cristianesimo si fonda su tre idee fondamentali: che Dio esiste ed è padre figlio e Spirito Santo, che Dio si è incarnato, e che Cristo è risorto. Significa che l'essere umano nel momento in cui Cristo ne assume la carne, assume una dignità che già in parte aveva perché immagine e somiglianza di Dio. Ma nel momento in cui Dio stesso ne assume la carne, assume una dignità divina”.

Quindi?

“Per i cristiani tutto ciò che autenticamente umano, è autenticamente divino e divinizzabile. E’ il punto di incontro tra il cristianesimo e chiunque altro: perseguire l'autenticità e la pienezza dell'umano è l'obiettivo in cui si può riconoscere anche chi non crede. La Bibbia come codice di lettura antropologica della convivenza sociale diventa un mezzo per decodificare anche la cultura derivata dell'intelligenza artificiale, e non solo per i credenti. Questo è il nesso di fondo”.

C’è il pericolo che l’IA possa trasformarsi in una specie di religione?

“Un esempio: se Zuckerberg dicesse che lui può risolvere il problema della solitudine dando un bot con cui parlare, crea solo un'illusione. Deumanizza, perché parlare con una macchina, e al di là dei dati che consegno al caro Zuck, non tira fuori l'umano che sono”.

Quindi?

“Quindi non è un pericolo: sta già succedendo. Se ascrivo alla macchina una posizione di partner umano, addirittura di oracolo, ne faccio realmente un idolo, cioè uno strumento di salvezza. E chiudo il cerchio dell'involuzione umana”.

Qual è l’antidoto?

“Capire che la macchina, al massimo, può trasferire una parola che informa, che non è quella che performa strutturante la Parola di Dio. Se penso con l’IA di parlare con Padre Pio o Gesù Cristo, mi accontento di una roba che non è un solo po' meno, ma è proprio un'altra cosa. Un inganno”.

E si annulla il valore della confessione.

“Una macchina può essere un oracolo che mi aiuta a stare in certe regole. Però l'incontro con la Misericordia di Dio non è andare a chiedere al prete se quello che ho fatto è peccato o no. Gesù diceva ai farisei: passate la vita a fare leggi, ma con Dio non avete un rapporto”

È difficile spiegare questo ai giovani oggi?

“No. Quest’anno ne ho già fatto 94 conferenze nelle scuole o in università: i ragazzi sono nativamente consapevoli. Il difficile è il passo successivo: come faccio a non essere digitale? Qualcuno mi risponde: se è una cosa legale è giusto farla. Io però faccio notare che anche Hitler è salito legalmente al potere”.

Cosa può fare allora il Pontefice?

Papa Francesco ha sostenuto chi provava a capire qualcosa di questi temi quando c’era chi mi chiedeva se fossi un impallinato. Ora è chiaro che l’IA riguardi la Chiesa, che non è uno strumento ma una postura esistenziale.

Il rischio di monopolio assoluto può essere scalfito non con le leggi, ma grazie a un'opinione pubblica consapevole senza la quale non saremmo più liberi, Ecco: il Papa può permettere anche le persone più semplici di rendersi conto che questa non sia una questione marginale. Ma un cammino verso una democrazia più compiuta”.

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