A Nicolas Cage tiravano addosso «milk shake» per strada. Ma per strada, la gente che lo aggrediva, non gli rinfacciava tanto le nuovole che lui pronosticava funestando il suo fine settimana, piuttosto quelle che si intuivano, incinte di piogge minacciose, sopra la sua disastrosa, faticosissima esistenza. In The Weather Man (L’uomo delle previsioni), Cage era Dave Spritz, quello che non capiva nulla di metereologia ma che era diventato piuttosto abile, motivato da un «pesantissimo» stipendio, a piazzarsi davanti allo schermo animato e ad indicare soli splendenti, fulmini, saette e perturbazioni sul pannello verde, rispettando le proporzioni. Quello gli veniva bene perché, diceva: «Tutte le persone che avrei potuto essere, si sono assottigliate col tempo e alla fine si sono ridotte a una sola, ed è ciò che sono. L’uomo delle previsioni». Mentre in tutto il resto se la cavava malissimo Dave Spritz: con la figlia obesa e adolescente, con l’ex moglie, con il padre ammalato e intelligentissimo. Però tra detrattori ed estimatori, per strada, Dave lo riconoscevano tutti. Perché l’uomo delle previsioni è un po’ il farmacista di fiducia della tv. E guai al mondo se sbaglia. Guai se ti ammolla una distratta e «omnirisolutiva» aspirina al posto di guidarti, pedissequamente, fuori dai tuoi sintomi. Con le previsioni metereologiche è un po’ la stessa cosa. Perché è da lì che si parte. Le accendi e capisci cosa puoi fare, dove lo puoi fare e come. Specie in epoche di stagioni incerte, specie con un’estate che tarda ad affacciarsi, specie con un sole che sembra voglia aspettare novembre per uscire. Figurarsi se le tv non si fiondavano sull’ossessione prima degli italiani (forse la seconda è l’oroscopo...). E figurarsi se gli operatori turistici non intuivano che intuizione hanno avuto le tv. Una specie di triangolazione diabolica che muove soldi e ascolti. Il «Dio» meteo e il suo profeta tv. Un «profeta» che cita di continuo il suo «Signore». Lo racconta in molti orari, lo scompone, lo ricompone, lo rappresenta in tavole animate sempre più avveniristiche che ci fanno vedere la terra e (nel nostro caso) lo Stivale dalle angolazioni più impensate: dall’alto, dallo spazio, a volo radente. E se la tv dice che piove, tutti a casa. E se poi invece non piove? Meglio così, direte. Meglio un tubo, dicono albergatori, ristoratori, gestori di stabilimenti balneari... Con i villeggianti bloccati in casa per una previsione sbagliata. In qualche caso hanno minacciato persino querela nei confronti delle tv che avevano diffuso previsioni errate. È stato quando molti metereologi hanno iniziato a introdurre il cerchiobottista «tempo variabile».
Oggi il meteo si è trasformato in uno show. Dà lo stile della rete, crea star, fidelizza il pubblico televisivo, favorisce gli esodi, frena le masse. Canale 5 ha lanciato il personaggio Corazzon. Quel Paolo laureato in fisica (con tesi sulla pioggia), col nodone alla cravatta e ben disposto a farsi giocosamente angariare da Barbara D’Urso davanti alle cartoline d’Italia gremite di solini e ombrellini. La chic La7 schiera Paolo Sottocorona all’interno di Omnibus (in passato ha lavorato anche per Uno Mattina e per Geo&Geo della Colò). Più che l’uomo delle previsioni sembra un docente di Filosofia anche se in realtà ha frequentato Ingegneria e ha lavorato all’Aeronautica per un sacco di anni.
E c’è persino chi (la solita Sky), in realtà si è già inventato il «meteo federalista», alla faccia del governatore del Veneto, Luca Zaia. Supertecnologico e fai da te. Con quella diavoleria dei suoi «serve active», clicchi il tasto verde, e le previsioni si fanno sempre più locali. Dal tempo in Australia, si arriva a quello che farà a Tirano, Domodossola, Matera, San Vito al Tagliamento.
Non è sempre stato così. Le fortune del meteo in tv iniziano negli anni ’70. A quel tempo il vate era uno soltanto: il Colonnello Bernacca, su Raiuno. Voce unica, a volte criptica, comunque insindacabile, delle previsioni del tempo in video. Campione di ascolti, personaggio popolare più di molti conduttori di una volta. Stella televisiva che tutti si litigavano, perché portava ascolto. La tv scoprì grazie a Bernacca la miniera d’oro delle previsioni metereologiche: e vai coi cloni, per fare audience, creare «traino».
Poi su Raidue arrivò Raffaella Carrà, che sdoganò Giuliacci. E in breve fu l’inferno, l’anarchia: un metereologo per ciascun tg, per molti programmi contenitore, e previsioni per tutti, e su tutto. Nascevano nuovi punti fermi del nostro linguaggio: come «l’Anticiclone delle Azzorre». E moltissimi Fenomeni televisivi. Non tutti da intendere come «temporaleschi».
Non mancò chi capì, tra gli operatori del turismo, che attraverso il meteo tv ci si faceva pubblicità. Ed ecco la battaglia del Comune di Sanremo, che scandì in modo a dire il vero resistibile la fine degli anni ’90, per inserire la città festivaliera nelle tabelle delle temperature di Raiuno, prima o dopo il tg delle 20 cambia poco. Sanremo vinse la sua guerra, come chiunque può constatare ogni sera su Raiuno in coda al Tg1 delle 20. Nel frattempo, di guerre e guerriglie ne scoppiavano anche altrove: nell’etere pubblico, ma anche in quello privato. Emilio Fede fu il più furbo, come sempre. La buttò sul glamour: ecco le meteorine. Se proprio nel week end deve piovere, che almeno ad annunciarlo sia una bella donna. E così fu. Sky, poco dopo la sua nascita, inserì il primo colpo di scena: un canale apposito, 24 ore su 24 dedicato al meteo.
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