Nyman si affida ai suoi «gioielli» per film

Michael Nyman, uno dei tre o quattro compositori oggi più richiesti dai registi cinematografici, prima di dedicarsi anima e corpo alla composizione musicale, specificamente di colonne sonore, il settore che gli ha dato notorietà e ricchezza, si è a lungo barcamenato fra la composizione e la critica musicale. Si ricorda un suo saggio molto apprezzato, ancora oggi ristampato, dedicato a John Cage, dei primi anni Settanta. E non è per caso che sia stato proprio lui a usare la prima volta, nel lontano ’69, il termine «minimalismo» che in musica avrebbe avuto tanta fortuna, individuando con acuta precisione quella particolare caratteristica del materiale «minimo» che è alla base di molta musica ascrivibile a quel movimento, in evidente rottura con la scuola compositiva, internazionalmente più affermata, della seconda Scuola viennese e di Darmstadt, roccaforte dell’avanguardia postbellica. Tornò a comporre a partire dal ’76, quando da Harrison Birtwistle gli venne la commissione di musiche per una rappresentazione del Campiello di Goldoni; mostrandosi subito particolarmente versato nella musica d’accompagnamento. A tale scopo, ha fondato anche un complesso sui generis, definito da lui stesso «la più rumorosa banda acustica da strada» per via della sua singolare formazione: ribeche, tromboni medievali, cennamelle, banjo, sax e grancassa. Poi giunse il riconoscimento internazionale per la colonna sonora del film Lezioni di piano (1992) di Jane Champion e quelle, numerose, scritte per i film di Peter Greenaway, che sancirono la sua inarrestabile ascesa mondiale. Col tempo modificò l’assetto della sua band, alla quale tolse gli strumenti antichi e aggiunse archi e amplificazione e rimpinguò il settore dei fiati, e con quella cominciò a girare il mondo, tenendo ovunque concerti con musiche da film e musiche altre, queste seconde non sempre all’altezza delle prime che, invece, godono tuttora del gradimento incondizionato del pubblico, anche staccate dalle immagini per le quali sono state inizialmente concepite.

Sull’onda di questo successo, anche Musica per Roma, programma un suo concerto per domani (ore21); solo musica da film, anche per far dimenticare l’ultima disavventura italiana del musicista, in occasione della Biennale Musica veneziana del 2007, quando presentò i Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino, per soprano e orchestra, opera commissionatagli con il contributo della benemerita «Compagnia per la musica» di Roma, fra indifferenza generale e qualche fastidio.

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