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Obama ringrazia l’Italia: «Leadership straordinaria nella preparazione del G8»

RomaLei, Michelle, è una pantera di quasi un metro e novanta, stretta dentro un tubino color giallo evidenziatore, che si muove disinvolta negli antichi saloni del Palazzo dei Papi. Ma tutti gli occhi e le orecchie sono per lui, Barack, elegante nelle movenze e sobrio nel suo vestito grigio. Per vederlo da vicino, decine di impiegati del Quirinale, rompendo il cerimoniale, sono scesi nel cortile d’onore. E c’è fermento pure per sentirlo, quando, dopo un lungo incontro con Giorgio Napolitano, spiazza tutti liquidando così le polemiche sulla gestione berlusconiana del G8: «Sui temi del vertice, clima, lotta alla povertà, proliferazione nucleare, l’Italia ha dimostrato una forte e straordinara leadership. Il governo di Roma è un vero e grande amico degli Stati Uniti. Su scenari importanti, come l’Afghanistan, i nostri Paesi lavorano fianco a fianco».
Nella diplomazia, si sa, la forma è sostanza. E quindi tutta la particolare attenzione che la Casa Bianca esibisce nei confronti dell’Italia, del suo capo dello Stato e del suo premier va al di là del garbo protocollare dovuto al Paese che ospita il G8. Obama atterra a Pratica di Mare alle 10.15, viene portato in elicottero a Villa Taverna e subito s’infila nella limousine blindata e, unico tra i leader del summit, sale al Quirinale. Visita non dovuta, ma voluta e rafforzata dalla presenza della moglie. Visita prolungata: l’agenda prevede un misero quarto d’ora, una photo-opportunity con una stretta di mano davanti alle bandiere: diventa invece un incontro di un’ora circa. Prima 35 minuti a quattr’occhi nello studio di Napolitano: un colloquio intenso e senza soste, visto che il capo dello Stato è padrone di un ottimo inglese, mentre Michelle viene intrattenuta dalla signora Clio. Si parla della Fiat, della crisi finanziaria, della situazione a Kabul. Obama, che ha letto un recente discorso di Napolitano all’Istituto di studi strategici di Londra, è molto curioso del sistema parlamentare italiano. Chiede informazioni sul nostro meccanismo istituzionale e vuole sapere quali sono in Italia i poteri del capo dello Stato. Poi altri venti minuti buoni li passano con le delegazioni, prima delle dichiarazioni ufficiali alla stampa sotto gli stucchi e gli arazzi del Salone delle Feste.
I due presidenti parlano a braccio, Napolitano spiega che «le prime iniziative della nuova amministrazione Usa hanno trovato largo consenso in Italia nell’opinione pubblica e nei partiti, di governo e di opposizione», ricorda che da tanti anni il nostro Paese ha fatto «scelte di collocazione internazionale condivise larghissimamente» e che ha partecipato a diverse missioni di pace, tra cui «il rinnovato impegno in Afghanistan», e offre un altro scudo al governo sottolineando come, alla vigilia del G8, Casa Bianca e Palazzo Chigi abbiano trovato «una forte convergenza» sulle misure contro la crisi economica.
E Obama non è avaro di riconoscimenti. Per l’Italia come Paese, quando rammenta i legami storici, l’impronta culturale che abbiamo sempre lasciato negli Usa e il ruolo che, con l’Europa, deve avere nel mondo. Per il governo attuale, che «ha gestito benissimo» l’agenda del G8: «con grande leadership», precisa, smentendo i giornali inglesi e anche il New York Times che chiedeva a Obama di prendere la guida delle operazioni. E per Napolitano, nei confronti del quale, nonostante la differenza di età, dimostra un notevole affiatamento. E anche calore. «Il presidente italiano - dice - gode di una straordinaria ammirazione da parte del suo popolo e ha una reputazione meravigliosa non solo per la sua carriera politica ma anche per la sua integrità e gentilezza. L’ho conosciuto, posso testimoniare che tutto questo è vero. È un vero leader e rappresenta al meglio il vostro Paese».
Un’ora dopo Obama è già all’Aquila, accolto da Silvio Berlusconi. Il presidente americano è di buon umore, sorride e ostenta affabilità e affetto anche con il Cavaliere. Si abbracciano, si scambiano qualche battuta, fanno ok con il pollice alzato.

Berlusconi gli regala un prezioso libro su Antonio Canova con una copertina di marmo. Un volume da 24 chili. Obama lo affida subito al suo assistente Reginald Love. «Reggi - scherza - tocca a te portarlo, lo sai? È il peso della cultura... mi chiedo solo come farai a metterlo in valigia».

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