Caro Direttore, viviamo in mondo dove la comunicazione, in particolare quella televisiva, ha una valenza straordinaria dagli effetti dirompenti: stili di vita, abitudini delle persone e modi di essere. Il turista oggi, specie se giovane,si nutre di bisogni indotti molto diversi da quelli di qualche anno fa.Tutto si evolve, ed anche il turismo non poteva sfuggire a questa regola. Il turismo che va è come la moda di tendenza.
È noto come Genova sia una città conservatrice «costruita» da persone che fanno dello status quo il loro credo di vita non amando, mi si passi l'eufemismo, il nuovo e tantomeno il non conosciuto.
Ma miracolo, anche a Genova, la moda sta imponendo una realtà: il maglioncino classico, tanto caro ai castellettiani, da mettere sopra la camicia non lo indossa quasi più nessuno, neanche tra gli over sessanta. Siamo nell'era della Felpa. Un vero paradosso, chi non mette una felpa super colorata è out.
È incredibile, anche i genovesi hanno abdicato al consumismo, almeno quello mondaiolo, di tendenza.
Il tuo editoriale «Quel turismo senza campioni» evoca una chance mediatica di tendenza, appunto, imperdibile per il Tigullio e per tutta riviera di Levante, ma che alla fine è stata persa.
Oggi la crisi del turismo si tocca con le mani!La mancanza di una politica del territorio in chiave strategica per la Provincia di Genova è sotto gli occhi di tutti.
Qui si vive alla giornata e che giornata! Sdraio, ombrellone e palla lunga si direbbe in gergo calcistico.
Purtroppo questa politica è figlia di coloro che per anni, e forse ancora oggi, ritengono il turismo un'industria di serie B.
La congiuntura ed i mercati mondiali proprio in questi giorni hanno decretato che per il nostro paese il turismo potrebbe essere l'unica vera risorsa sul quale merita investire nei prossimi anni.
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