Viviana Persiani
Dove si va in vacanza quest'anno? Sono in tanti a porsi questa domanda, ma gli interrogativi aumentano per le famiglie che, tra i loro membri, hanno accolto un cane. Parte integrante della famiglia, anche l'amico a quattro zampe merita una destinazione a sua misura dove benessere e salute non vengano messi a rischio dalla presenza di subdoli parassiti. Chi vive con Fido avrà probabilmente sentito parlare della leishmaniosi, una malattia infettiva (è causata dal parassita Leishmania infantum, trasmesso attraverso la puntura dei flebotomi, piccoli insetti succhiatori di sangue) che può essere contratta dal cane, ma anche dall'uomo, pur manifestandosi con una sintomatologia differente. Il dottor Piero M. Bianchi, medico veterinario milanese, mette in allarme i possessori di cani, sensibilizzandoli sull'importanza di optare, al momento della scelta della destinazione estiva, per una zona dove l'animale non rischi di contrarre la leishmaniosi. «È una patologia provocata da un protozoo, parassita unicellulare trasmesso dai pappataci. Parlo di insetti ematofagi che, nutrendosi di sangue, inoculano nei cani, prescelti come vittime, le forme immature dei parassiti: nel cane trovano terreno fertile per un loro sviluppo e il grado dell'impatto dipenderà anche dalle condizioni dell'animale».
Dove vivono questi responsabili tanto fastidiosi?
«Per lo più nelle zone umide del bacino del Mediterraneo. Si rischia, infatti, di contrarre la malattia dalla Liguria fino alla Calabria, lungo le coste delle regioni affacciate sul Mediterraneo, isole comprese, per poi proseguire lungo la Puglia e risalire verso Trieste. Dopo questa città il rischio è pressoché nullo, anche se, di recente, ci sono stati casi anche nell'entroterra di Toscana, Piemonte e in alcune aree del lago di Garda e dell'Oltrepo pavese. Prima di scegliere la zona di villeggiatura dove soggiornare col proprio cane, sarebbe consigliabile consultare la mappa nazionale attraverso l'app Scalibor®Map o collegandosi a www.scalibor.it».
La leishmaniosi non colpisce solo i cani.
«Anche l'uomo può contrarla, in particolare i bambini e gli anziani che hanno un sistema immunitario depresso oppure ancora fragile».
Oltre a evitare certe zone, come si può difendere il proprio cane?
«Con un'adeguata profilassi. Il vaccino offre una buona copertura, ma è consigliabile inocularlo all'animale solo in occasione di lunghi periodi di soggiorno in zone ad alto rischio. Non va infatti trascurato che non solo è costoso, ma ha talora anche effetti collaterali. Si può procedere anche con la somministrazione di preparati con azioni di rinforzo del sistema immunitario. Terza via, ma da utilizzare in modo complementare, è quella degli insettorepellenti: fiale da mettere con regolarità sulla pelle del cane o un collare della durata di alcuni mesi (è efficace anche se bagnato). Visto che i pappataci attaccano dal tramonto all'alba, è altresì sconsigliabile lasciare il cane a dormire fuori. Occorre portarli in casa e difendere le abitazioni con zanzariere a maglia molto fine e utilizzare zampironi e presidi di tipo ambientale».
Dottore, esistono sintomi precisi per riconoscere un cane colpito da leishmaniosi?
«Se l'animale contrae la malattia può avere sintomi che variano da soggetto a soggetto: da nulla fino agli estremi casi che portano alla morte. I più comuni sono disturbi cutanei, lesioni oculari, danni alle articolazioni, problemi renali e aumento di volume dei linfonodi».
Se si hanno dei dubbi, come procedere?
«Anzitutto, occorre un'anamnesi e poi esami del sangue affiancati da eventuali analisi citologiche del midollo osseo. Ma dovrebbe bastare il sangue per avere già una risposta sulla malattia contratta.
In caso di positività, la leishmaniosi non può essere curata in maniera definitiva, ma solo tenuta sotto controllo con opportune cure. Almeno una o due volte l'anno può essere raccomandabile sottoporre l'animale a specifici accertamenti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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