Oggi e domani secondo Bmw

Oggi e domani secondo Bmw

Luigi Cucchi

L’automobile ha alle spalle 120 anni di storia. Nel mondo sono in circolazione circa 600 milioni di veicoli, una persona su dieci (secondo le statistiche) possiede una vettura. Proiettando questi dati nel futuro, tenendo presente lo sviluppo dei mercati asiatici e la crescita demografica, intorno al 2040, ci saranno un miliardo di auto sul nostro pianeta. A partire da questa considerazione, prendono forma le grandi sfide dell’industria automobilistica. Dove verrà presa l’energia per far viaggiare questi autoveicoli? Come garantiremo la loro sicurezza? Come gestiremo la tecnologia dei trasporti? Come andrà affrontato il relativo tema della compatibilità sociale ed ecologica? Questi sono i grandi scenari su cui, oggi, l’industria automobilistica deve misurare la sua capacità di innovazione. Anche al Motor Show di Bologna si affrontano questi temi. Energia e sicurezza sono le due istanze di scenario più rilevanti in prospettiva. Il tema energia non interessa soltanto l’industria automobilistica, è in generale alla base del nostro benessere. I primi passi per affrontare questo problema furono fatti sin dagli anni 70, sull’onda della crisi petrolifera del 1973. E già dalla metà degli anni ’70 alcuni costruttori hanno iniziato ad accarezzare l’idea di impiegare l’idrogeno come fonte energetica per le vetture del futuro. La prima autovettura a idrogeno è stata messa a punto da Bmw nel 1979, da allora il costruttore bavarese ha sviluppato cinque generazioni di auto a idrogeno; l’ultima, la quinta, è stata messa sul mercato nel 2000 ed è stata il contributo della Bmw all’Expo 2000 di Hannover. In quella occasione fu presentata una flotta di 15 autovetture a idrogeno e con le stesse automobili è stato poi intrapreso un «world tour» negli anni 2001–2002 per dimostrare che questa idea dell’auto a idrogeno è effettivamente realizzabile. Il tema del risparmio di energie fossili è naturalmente altrettanto strategico e urgente. L’impiego sulla vettura dei sensori che riconoscono esattamente l’ambiente rappresenterà un passaggio determinante. Ma che avviene se si deve fare riferimento a un ambiente più lontano dalla vettura? Non si opera più con sensori a bordo, bensì con le cosiddette tecnologie wireless che utilizzano i veicoli come trasmettitori e ricevitori di notizie. Sarà quindi possibile anche evitare maxi-tamponamenti in autostrada. Un maggior numero di informazioni significa dunque più sicurezza. Secondo Raymond Freymann, direttore ricerca e sviluppo di Bmw Group dal 2003 (una laurea in ingegneria spaziale) il costruttore bavarese continuerà a produrre automobili dall’aspetto esteriore di normali vetture, ma con sistemi che agiranno da co-pilota per il guidatore.

Forniranno informazioni mirate e la simbiosi tra sistema di assistenza e guidatore porterà a una guida più efficiente e più sicura.

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