«Gli Ogm? Se li conosci, non li eviti»

«Siamo nella strada giusta, ma quello che in Italia deve cambiare è l’approccio verso l’utilizzo degli Ogm». Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura, ha appreso con soddisfazione la decisione della Commissione Europea di mettere fine all’embargo sulle nuove colture Ogm. Ma, in Italia, la strada è ancora lunga e difficile.
La Commissione Europea ha messo fine all’embargo sulle nuove colture Ogm. Come reputa questa decisione?
«È una decisione che rappresenta un segnale chiaro circa la necessità di consentire alle imprese europee di essere messe nelle stesse condizioni di competitività».
Eppure l’embargo sugli Ogm resisteva fin dal 1998. Per quali motivi?
«L’embargo nasce inizialmente da una impostazione politica che l’Unione europea aveva assunto, tenuto conto del fatto che i cittadini europei, che non erano a conoscenza di quelle che erano effettivamente le caratteristiche delle biotecnologie applicate all’agricoltura, si erano manifestati contrari all’ipotesi che potesse prevederne l’utilizzo».
Cosa è cambiato adesso?
«Con l’istituzione all’interno dell’Ue dell’autorità per la sicurezza alimentare e con un processo autorizzativo completo, fatto di verifiche e di pareri scientifici assolutamente fondati, l’Ue si è messa nelle condizioni di poter dare alle istituzioni poltiche una serie di conoscenze utili al fine di poter prendere decisioni, come quelle sulla patata e sulle tre nuove varietà di mais».
In Italia la situazione non è molto chiara sull’utilizzo delle biotecnologie. Perché?
«C’è una posizione politica sostanzialmente contraria. Si deve uscire dall’ipocrisia che gli Ogm, organismi geneticamente migliorati, perché di questo si tratta, li possano mangiare i cittadini e non li possano coltivare gli agricoltori».
In che senso?
«Noi siamo costretti a importare circa il 90 per cento della soia dai paesi esteri. Ma di questo 90 per cento, quasi l’86 per cento è geneticamente modificato. Noi questa tipologia di produzione la mangiamo da moltissimi anni in quasi tutte le produzioni che riguardano i prodotti trasformati sia della zootecnia sia del comparto dei salumi».
Cosa risponde a coloro che considerano gli Ogm dannosi alla salute?
«Continuare a sostenere che queste produzioni sono pericolose senza tener presente che queste stesse produzioni sono state autorizzate dalle autorità scientifiche competenti e sanitarie è un approccio medievale, emotivo, politicamente demagogico. E sotto il profilo del rispetto della libertà del consumatore e della libertà dell’imprenditore, profondamente ingiusto».
E dunque, cosa cambia realmente adesso dopo la decisione della Commissione Europea?
«Cambia l’approccio, che non è più quello dei favorevoli e dei contrari, ma diventa di quelli che conoscono la materia rispetto a quelli che non la conoscono. E forse è più probabile che ci si renda conto che la genetica che determina l’utilizzo degli Ogm non fa altro che accelerare quei processi che in natura già avvengono però in modo del tutto casuale. Ma lo si fa sotto il controllo della scienza e dell’uomo».
Tra gli oppositori dell’utlizzo degli Ogm c’è chi dice che gli agricoltori finirebbere nelle mani delle multinazionali. È d’accordo?
«Questa è una critica priva di fondamento perché da sempre l’agricoltura si avvale di sementi certificate, di trattori, di concimi, come il nitrato ammonico, che sono tutti prodotti delle multinazionali. Anche i pc che usiamo per il controllo dell’irrigazione lo sono».
Gli Ogm possono rappresentare un ostacolo per l’agricoltura di qualità?
«L’agricoltura dei grandi marchi e tipica viene prodotta con quei mangimi che contengono necessariamente soia geneticamente modificata, perché noi non siamo produttori di soia a sufficienza, la nostra filiera alimentare già si avvale di questo tipo di produzione. Quindi dobbiamo smettere di mentire».
Cos’è che si omette?
«Per esempio che noi siamo un paese che ogni anno perde 280 milioni di euro perché con i cali produttivi del nostro mais siamo meno competitivi di altri paesi».
Ha ragione chi ipotizza il rischio di speculazione?
«La speculazione nasce quando si possono fare enormi guadagni in condizione di scarsi controlli.

Il capitolo degli Ogm non credo che si presti a speculazioni se ci sarà una ricerca pubblica e privata che consenta che i brevetti vadano nella mani di molti e non di pochi e se si eserciteranno adeguati controlli sul rispetto della concorrenza».

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