Era il dicembre 2008 quando l’imprenditore Stefano Cerri è scomparso senza lasciare traccia. A quasi due anni di distanza le indagini stanno rivelando "un quadro indiziario gravissimo" a carico del collega e rivale in amore Stefano Savasta. Il cadavere dell’imprenditore milanese non è stato mai trovato, secondo il gup di Milano Andrea Salemme, che ha rinviato a giudizio Savasta, questo non sarebbe altro "che un’ulteriore ipotesi delittuosa", ovvero l’occultamento del corpo, che si aggiungerebbe a quella di omicidio.
I fatti, ricostruiti dal pm di Milano Antonio Sangermano che ha condotto le indagini "popperianamente" secondo il gup, raccontano una vicenda di violenza e gelosia. Savasta, in carcere dal marzo 2009, è accusato di aver ingaggiato tre sudamericani per uccidere Cerri, perché ossessionato dal rapporto sentimentale che quest’ultimo aveva con Ivana S., donna a cui anche lui era stato legato quando lei lavorava nell’azienda come segretaria.
Nel febbraio scorso sono stati fermati tre dominicani perché ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio: avrebbero sequestrato Cerri fuori dall’azienda in via Gratosoglio, facendolo salire su un furgone per finirlo con calci e pugni. Il lato più inquietante della vicenda emerge quando il gup parla "dell'escalation criminale" di Savasta. Ivana S., secondo la procura, è stata per 12 anni esposta alle violenze dell’imprenditore geloso. Nei confronti della donna, oltre allo stalking, si parla di "un brutale pestaggio" e contro Cerri di "un’estorsione a mano armata, che voleva suonare a mò di ultimativo avvertimento2, in un 2crescendo di violenza che la mente del Savasta, ammaliato dalle figure di uomini di mafia, concepisce ed attua".
Il motivo di "tanta violenza2, culminata "nell’omicidio del Cerri", sta, spiega ancora il giudice, nel fatto che la donna lo aveva lasciato e lui "da vero padre e padrone" voleva "eliminare quell’ometto". Due in particolare sono gli elementi a carico di Savasta: le telefonate di minaccia dell’uomo al rivale nel gennaio 2008 e il colloquio, registrato in Questura, tra Savasta e un altro degli indagati. L’imputato nelle intercettazioni afferma di aver fatto nientemeno che sparire qualcuno.
Secondo le ricostruzioni nascondendo il corpo, l’imputato era sicuro di "poterla fare franca" e, anche quando già in carcere, ha seguito con apprensione gli scavi degli investigatori per ritrovare il cadavere. Le indagini, secondo il gup, hanno portato a un insieme di indizi così gravi a carico dell’uomo, che non possono essere scalfiti "dal mancato ritrovamento del corpo del Cerri". Un quadro indiziale che lascia poco adito a dubbi quindi e per cui oggi è arrivato il rinvio a giudizio per vari capi d’accusa: concorso in sequestro di persona, omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili, occultamento di cadavere, estorsione, rapina, violenza privata, lesioni e stalking.
Il processo per Savasta comincerà in Corte d’Assise a Milano l’11
febbraio. Il gup ha inoltre ratificato i patteggiamenti di altri 3 imputati e condannato un’altra persona a 3 anni per aver preso parte, assieme a Savasta, allo stalking nei confronti dell’ex compagna dell’imprenditore.