Omicidio di Hina, condanna a trent'anni per padre e cognati

La sentenza del tribunale di Brescia per l'uccisione della giovane pachistana da parte dei familiari che non volevano vestisse e si comportasse "da occidentale". Due anni e otto mesi allo zio per occultamento di cadavere. Crollo nervoso per la madre. Le reazioni: "Condanna esemplare"

Omicidio di Hina, 
condanna a trent'anni 
per padre e cognati

Brescia - Trent’anni di reclusione per il padre di Hina Saleem e per i due cognati della ragazza pachistana. Due anni e 8 mesi allo zio. Questa la sentenza pronunciata per l’uccisione della giovane sgozzata in famiglia lo scorso anno, secondo i parenti era "colpevole" di comportarsi troppo "all'occidentale". Hina Saleem è stata uccisa l’11 agosto dell’anno scorso e sepolta nel giardino di casa, avvolta in un lenzuolo bianco. La famiglia non le aveva perdonato di non essere una buona musulmana: la ragazza era fidanzata con Giuseppe, un ragazzo di 33 anni bresciano e cattolico e conviveva con lui, e aveva tenuto nascosto alla famiglia che aveva un lavoro.

La madre in escandescenze Il gup ha così accolto le richieste del pm Paolo Guidi. È stato anche deciso di tenere in isolamento Khalid, uno dei due cognati, perché in carcere avrebbe aggredito il padre di Hina. La madre della ragazza alla lettura della sentenza ha dato in escandescenze gridando "me lo ammazzano". Poi è stata fatta allontanare dall’aula. Un’ambulanza del 118 di Brescia è arrivata pochi minuti fa in tribunale a Brescia per soccorrere la donna che poco dopo la lettura della sentenza è uscita dall’aula iniziando a urlare frasi in pachistano e in un italiano sconnesso. In forte stato di alterazione nervosa, la donna è stata caricata sull’autoambulanza e portata in ospedale.

Il fidanzato in lacrime Giuseppe Tempini, il fidanzato di Hina, è scoppiato in lacrime quando ha appreso dal proprio legale della sentenza letta al termine del processo per omicidio di Hina, la fidanzata uccisa l’11 agosto 2006. Il gup Silvia Milesi ha assegnato a titolo provvisionale a Tempini la somma di 20mila euro. Lo stesso gup nella sentenza ha riqualificato il reato di occultamento di cadavere in quello più grave di soppressione di cadavere. I 20mila euro assegnati a Tempini "verrano destinati in beneficenza - ha spiegato l’avvocato Gemelli -. Giuseppe ha deciso di donarli all’associazione Nati per vivere".

L’avvocato Alberto Bordone, difensore del padre di Hina, ha commentato: "Me l’aspettavo, così come del resto il mio assistito. Ricorrerò certamente in appello. Ora attendo di conoscere le motivazioni che devono essere depositate entro il 20 gennaio prossimo".

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