da Milano
Aumento esponenziale dei casi di tumore in Italia. È quanto emergerebbe da un'inchiesta del settimanale L'Espresso in edicola oggi, secondo il quale alcuni tipi di cancro sarebbero aumentati fino al 40 per cento dagli Ottanta a oggi. Il condizionale è d'obbligo visto che simili cifre non trovano riscontro né presso i Registri tumori nazionali, né presso gli specialisti. Sono infatti tutti d'accordo nel confermare una maggiore incidenza dei tumori (più 1 per cento ogni anno) contro una significativa riduzione della mortalità, soprattutto per i maschi.
Secondo l'indagine del settimanale, nell'ultimo ventennio si sarebbe verificato un incremento tra il 15 e il 20 per cento di linfomi e leucemie, del 37 per cento dei mesoteliomi nelle donne, del 27 per cento dei tumori al seno, tra l'8 e il 10 per cento al cervello e tra il 14 e il 20 per cento al fegato. Ancora più alte le cifre che riguarderebbero i bambini: il confronto tra fine degli Settanta e la fine degli Novanta mostrerebbe, usando come campione le regione Piemonte, un'impennata del 72 per cento del neuroblastoma, del 49 per cento dei tumori del sistema nervoso centrale, del 23 per cento delle leucemie. L'aumento, pur essendo generalizzato, si concentrerebbe in 54 aree che comprendono 311 comuni, tutti vicini a siti industriali.
I dati ufficiali raccolti dai Registri tumori, tenuti nei principali Istituti nazionali per la cura del cancro, nel decennio 1986-1997 la cui sintesi è stata pubblicata per la prima volta nella primavera del 2004, evidenziano da un lato che «l'incidenza del totale dei tumori è in crescita significativa nei due sessi», di pari passo «la mortalità è in significativa riduzione». In particolare, è stato registrato un aumento dell'incidenza della malattia nel periodo in esame dell'1,1 per cento all'anno nei maschi e dell'1,5 per cento tra le femmine.
«Al contrario i tassi di mortalità per il complesso dei tumori sono in significativa riduzione», si legge sulla rivista. Gli andamenti temporali della patologia oncologica in Italia? «Questa riduzione è stabile nel corso dell'intero periodo per le femmine ad un ritmo dell'1,2 per cento annuo e dell'1,5 per cento per i maschi».
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