Erano circa le 18 del 15 maggio quando Antonio (il nome è di fantasia), promettente allievo maresciallo presso la scuola allievi sottufficiali dellEsercito di Viterbo si tuffava nella piscina da allenamento. Qualche vasca «defatigante», questa la sua intenzione, dopo una dura giornata di esercitazioni. Il ragazzo è tranquillo, si tuffa in acqua e comincia a nuotare in apnea. Completa una prima vasca, comincia la seconda ma quando capisce di non farcela è troppo tardi. Prova a riemergere ma non ci riesce e finisce a peso morto sul fondo della piscina. Pochi secondi e i suoi compagni si accorgono del corpo immobile sottacqua. Si tuffano, riescono a portarlo fuori ma la situazione appare disperata. Antonio non respira, è cianotico. Sono attimi di paura. È in quel momento che interviene il suo istruttore, il maresciallo Gianfranco Sacco. Ed è la fortuna di Antonio.
I primissimi secondi in queste situazioni sono fondamentali. Il maresciallo comincia immediatamente la rianimazione cardio-polmonare. Sono minuti lunghissimi, il ragazzo non respira. Massaggio cardiaco e respirazione artificiale sembrano inutili ma listruttore insiste. Per 24 minuti. Uneternità se si pensa che il massaggio deve avere un effetto entro i sei minuti da quando è iniziato. Ma il tentativo, che ha del miracoloso, riesce. Allarrivo dellambulanza del 118 la situazione pare essersi stabilizzata. Il trasporto immediato con lelicottero al Policlinico militare del Celio è quasi una precauzione. Antonio viene tenuto in coma farmacologico per 42 ore. Il rischio, in quei due giorni, è che ci siano danni temporanei o permanenti al cervello. Quando si risveglia, però, si capisce che il miracolo è stato completo. Antonio non ha riportato nessun danno e nel giro di un mese è riuscito perfino a tornare alla vita di prima nella scuola sottufficiali di Viterbo.
Ancora colpevolmente ferma, invece, lamministrazione comunale viterbese.
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