Incontro coi rappresentanti dei «comitati» che, composti da cittadini operesi, si contrappongono fra loro come contrari o favorevoli al campo nomadi. Per il «Sì al campo nomadi», ecco due ragazze che, per tutelare la loro privacy, chiedono di apparire con il solo nome. «Siamo un gruppo di giovani - esordisce Sara -, tutti impegnati nel sociale, ci siamo ritrovati la sera dellincendio alle tende e abbiamo iniziato a parlare degli avvenimenti». «È legittimo essere spaventati dal diverso - prosegue Valentina - ma crediamo che tutto debba essere improntato sul dialogo civile. È vero che gli operesi non sono stati informati, ma allinterno della Casa Della Carità ci sono molti volontari come scout ed educatori che da tempo sono impegnati con queste persone. Noi ci siamo informate su questi zingari, possiamo garantire che, se sono seguiti dalla Casa Della Carità, possiamo stare tranquilli». E ancora: «Per questo che diciamo sì al campo nomadi - continua Sara -, sono tutti controllati, la cittadinanza non deve aver paura. Abbiamo visto il patto, credo che di fronte a queste cose, non bisogna che essere disponibili al dialogo, mi auguro che chi ora manifesta, accolga di buon grado il diverso». «Siamo preoccupate - prosegue Sara -, noi vogliamo il dialogo ma la gente è esasperata, bisogna avere il senso dellaccoglienza, della fratellanza e dell'emergenza. In questi giorni, hanno gettato fango su don Renato ma lui è sempre stato disponibile con tutti, ci auguriamo che ora i Rom non vivano una situazione di guerriglia ma di accoglienza». Prosegue Valentina: «Faremo degli incontri coi Rom in modo da riuscire a coinvolgerli, saranno anche spaventati, capiamo le loro paure e siamo qui per aiutarli. Opera è una comunità di 13.000 abitanti. Purtroppo si sono create situazioni di amici che si trovano per strada e non si salutano più. Noi siamo impegnate nel progetto Festa dei Popoli, facciamo parte di quellOpera impegnata nella multiculturalità, nellaccoglienza del diverso. È da cinque anni che ci confrontiamo per favorire unintegrazione fondata sulle diversità e il rispetto reciproco».
Su questa vicenda, ci sono anche i pareri di due esponenti del «No al campo Nomadi» che da giorni ormai partecipano al presidio. «Nella nostra zona - esordisce Ileana Zacchetti -, ci sono già dei micro-campi abusivi, e noi non li vogliamo. Lamministrazione comunale non ha informato per tempo i cittadini: credo che con Provincia e Comune di Milano, avrebbero anche potuto temporeggiare un po per poterci informare. Invece niente: tutto calato dall'alto, siamo furibondi. Loro dicono che è uno stato di emergenza - prosegue Ileana - ma pare che la Croce Rossa di Milano non abbia considerato la situazione di particolare emergenza. Infatti, siccome per loro non era grave, sembra che si siano rifiutati di fornire le tende anche perché ci sono situazioni ben più gravi se vogliamo guardare». «Comunque - esordisce Luciano Bergo - questa vicenda dovrebbe essere a conoscenza delle autorità da almeno tre anni. Ho appreso dalle autorità che il dott. Ligresti sta provando da tre anni a mandarli via. Di conseguenza, qualcuno poteva anche prevedere una situazione del genere: perché nessuno si è svegliato prima? Come mai lemergenza è nata solo a fatto compiuto?». «Vorrei - prosegue Ileana - che le persone che ci hanno definiti razzisti, squadristi, nazisti, membri del Klu Klux Klan, si scusassero in maniera pubblica, con noi e con tutti gli operesi. Tutto ciò farebbe chiarezza morale sulle persone che con grosso spirito di sacrificio hanno guidato la protesta. In questi giorni non è successo niente qui al presidio. Ho visto gente di tutte le età, dallanziano alla ragazza; cè gente che, nella vita, fa dei sacrifici per tirare avanti: spesso si compra la casa facendo debiti su debiti. Dobbiamo essere sempre il paese del bengodi, dove l'ultimo che arriva, spesso ha più diritti di chi è nato qui e paga le tasse da trentanni. La gente è stufa di questa situazione.
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