Gli operatori alternativi vogliono anche Telecom per la rete ultraveloce

All’annuncio del piano per realizzare la nuova rete in fibra ottica per la banda larga ultraveloce e i nuovi servizi, presentata dagli ad di Fastweb (Carsten Schloter), Vodafone (Paolo Bertoluzzo) e Wind (Luigi Gubitosi), c’era un convitato di pietra: Telecom Italia. Più volte il nome del gigante telefonico è stato evocato e alla fine Luigi Gubitosi di Wind, ha detto esplicitamente che «senza Telecom e senza una regolamentazione sicura realizzare la rete sarebbe molto difficile». E soprattutto costoso.
Il piano messo a punto dai tre gestori di tlc parte da Roma, dove entro luglio saranno collegate circa 7mila abitazioni, con investimenti per 2,5 miliardi in 15 città. Potrebbe essere esteso, in un secondo tempo, a tutti i centri con più di 20mila abitanti, al fine di raggiungere il 50% della popolazione italiana con investimenti complessivi per 8,5 miliardi. Insomma è accaduto che, dato che Telecom nicchiava a realizzare un piano concreto per la rete ultraveloce (più volte l’ad Franco Bernabè ha ribadito che ancora non c’è richiesta di servizi per le reti ultraveloci), il progetto l’hanno fatto gli altri. Da un punto di vista societario si ipotizza la creazione di una società mista controllata per un terzo dai tre operatori, per un terzo da Telecom Italia e per un terzo dalla Cassa depositi e prestiti. Il capitale, 2,5 miliardi, potrebbe essere formato da un terzo di equity e due terzi di debito. «Le cifre non sarebbero così imponenti» ha detto Bertoluzzo di Vodafone. Per Telecom e per la Cdp l’investimento in equity sarebbe infatti di 230-240 milioni, mentre per ciascuno dei tre operatori si parla di 80 milioni circa ciascuno. «In Svizzera - ha spiegato l’ad di Fastweb, Carsten Schloter - siamo riusciti a realizzare una rete in fibra ottica condividendo l’impresa con tutti i soggetti interessati».
L’ad di Telecom Franco Bernabè aveva l’altro ieri già specificato l’interesse della società a collaborare anche se con prudenza. Non c’è dubbio infatti che l’attivismo dei gestori sia anche guidato dalla opportunità di spuntare prezzi più bassi per i canoni di unbundling ossia di accesso alla rete dell’ex-monopolista che sono stati recentemente ritoccati al rialzo. Come non c’è dubbio che il progetto sia interessante e potrebbe aggregare tutti gli operatori, anche quelli più piccoli come Tiscali che ha già dichiarato il suo interesse. Inoltre da un punto di vista tecnico realizzare una rete in fibra è, secondo lo studio presentato, più economico a livello di mantenimento che lasciare la vecchia rete in rame. Quello che auspicano i gestori, e Bernabè l’ha già proposto per Milano in occasione dell’Expo, è di effettuare una specie di switch off della rete in rame per far passare tutta la popolazione raggiunta a quella in fibra. Un modello simile a quello adottato per il passaggio dalla tv analogica a quella digitale. Secondo il viceministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani il progetto è interessante e merita di essere approfondito.


«È soprattutto un progetto aperto a tutti - ha detto Romani - ma resta fondamentale il coinvolgimento di Telecom». Della stessa opinione anche Mario Valducci, presidente della Commissione Trasporti e tlc della Camera.

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