Ora «Repubblica» scopre la strategia dell’aggressione

Roma Tutti d’accordo. Salvo non entrare nel merito della singolare vicenda di un campione del moralismo come il direttore del giornale dei vescovi, scoperto con imbarazzanti scheletri nell’armadio. Laici e cattolici, di destra e di sinistra, associazioni vicine alla Chiesa, gruppi progressisti, movimenti gay, falchi e colombe d’ogni genere, ora protestano contro le rivelazioni del Giornale. In Italia, e nei palazzi di Roma in particolare, già abitualmente un attacco che colpisca o anche sfiori la Chiesa ricompatta subito legioni trasversali pronte alla difesa. Ma in questo caso c’è di più.
Gli attacchi vengono da tutte le parti, da voci di maggioranza e di opposizione e chi alza più i toni sono proprio i giornali di sinistra che hanno guidato la campagna moralizzatrice contro il premier Berlusconi e ora condannano ogni aggressività giornalistica che riguardi fatti privati. Fino a un paradosso che, un po’ amaramente, sottolinea sul Manifesto Valentino Parlato: anche il quotidiano comunista stavolta si trova «dalla parte della gerarchia cattolica».
Basta dare un’occhiata ai titoli di prima pagina e agli editoriali che ieri campeggiavano sulle maggiori testate, per farsene un’idea. Su Repubblica il fondo di Giuseppe D’Avanzo ha per titolo: «L’aggressione come strategia» e trae dalla vicenda giornalistica l’occasione per accusare Berlusconi di aver voluto «mostrare la prepotenza del suo potere» anche contro la Chiesa. Interviene sul giornale di Ezio Mauro anche Adriano Sofri, in polemica contro «l’artiglieria pesante del Cavaliere», che avrebbe usato con Boffo «l’alibi della ritorsione con la pretesa di una magnanima campagna contro il “moralismo”».
Di «linciaggio» del direttore di Avvenire parla sul Sole-24 ore Stefano Folli, nel suo fondo intitolato: «La strategia delle ritorsioni non conviene a nessuno». E avverte che «un desiderio di vendetta e di rivalsa» contro Boffo ha provocato uno «strappo lacerante» tra governo e mondo cattolico. «Sarà assai difficile ricomporlo», prevede. Non ne è così sicuro Massimo Franco che, sul Corriere della sera, parla di «colpo a sorpresa a un dialogo difficile» tra esecutivo e Chiesa, ma nota come s’inserisca in certe «discrepanze» tra l’approccio più «governativo» della Segreteria di Stato e quello ben più pesante della Cei riguardo alle accuse di «libertinaggio» al premier. «Nonostante tutto - prevede - i rapporti con il Vaticano si manterranno su un piano di cordialità e di collaborazione». Quello di Vittorio Feltri viene liquidato dall’Unità come un «miserabile scoop» e Giovanni Maria Bellu sottolinea che la storia della condanna per molestie legata a una vicenda di omosessualità di Boffo è «totalmente diversa» da quella che ha scatenato sul premier una violenta campagna di stampa per presunte frequentazioni di minorenni e di escort. «Si è trattato - spiega Bellu - di un contrasto aspro tra persone adulte che si è concluso con un patteggiamento e con una multa. L’unico elemento di “scandalo” è l’attribuita omosessualità». Non una parola sulla coerenza con certe pesanti condanne per i comportamenti gay del foglio dei vescovi.
Anche per Il Riformista attaccare il premier per fatti privati si può, ma non altrettanto quando si tratta del direttore del giornale della Cei. Antonio Polito evita gli schizzi di queste «guerre di fango», spiegando che la vicenda tirata fuori dal Giornale per Berlusconi rappresenta «l’autogol del conflitto di interessi». Nel senso che la colpa è o appare del premier, sia che sapesse sia che ignorasse che cosa preparava Feltri. Tra tante dichiarazioni di solidarietà a Boffo affogano le prese di posizione sulla vicenda, per anni nascosta, di cui è stato protagonista al tribunale di Terni. Che anche l’interessato non spiega in alcun modo. Giusto Carlo Giovanardi del Pdl dice che la vera vittima è «la signora che ha subito a suo tempo le molestie in una situazione familiare di grande difficoltà». Ma il killeraggio continua.

Solidarietà per Boffo dal segretario del Pd Dario Franceschini: «È un segno di degrado vedere un giornale che usa la tecnica dell’intimidazione per limitare la libertà di espressione di un altro giornale». E per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro Feltri è «il sintomo» della malattia, cioè la schedatura degli omosessuali.

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