Ora la salvezza passa dal «piccolo centro»

Appello di Casini alla Rosa Bianca per una lista unica: «È il momento di superare le incomprensioni»

da Roma

Prove di intesa tra i partiti di centro rimasti fuori dai giochi di Pd e Pdl. Sfida complicata, perché quello che nei progetti degli ex Dc allergici al bipolarismo era il grande centro, rischia di diventare un polo minore e residuale.
Situazione che non piace a nessuno. Non a Bruno Tabacci, candidato premier della Rosa Bianca, secondo il quale Pier Ferdinando Casini «ha rotto perché Berlusconi lo ha messo fuori. Sceglie il centro perché è stato messo fuori dal Pdl». Non il massimo, quindi. Comunque una via che Udc, Rosa Bianca e Udeur vogliono tentare per uscire dall’isolamento. «Se Casini ha capito si può discutere», concede Tabacci. Il riferimento è all’invito di Casini agli altri centristi: «Non c’è spazio per divisioni e personalismi, se ci sono state incomprensioni oggi è il momento di superarle». Appello per un «posizionamento tattico», che fa emergere uno dei nodi ancora da sciogliere prima di arrivare a un’alleanza elettorale tra Udc e la Rosa Bianca. E cioè il candidato premier, che la formazione di Savino Pezzotta e Mario Baccini ha già individuato in Tabacci. «Siamo disponibili al confronto con Casini, ma ad un livello di parità», ha precisato Pezzotta facendo capire che la candidatura del leader Udc a premier non è scontata.
Nodi da sciogliere entro il 2 marzo, termine ultimo per decidere gli apparentamenti. E non c’è solo la Rosa Bianca. Della partita dovrebbe fare parte anche l’Udeur di Clemente Mastella. Partito radicato in alcune aree del sud. Ma in questo caso a frenare è la Vela.
L’ex ministro della Giustizia si è mostrato interessato a una nuova aggregazione. «Restiamo convinti, oggi più che mai, della necessità in Italia di una non irrilevante presenza di un’area di centro d’ispirazione cristiana». Il Campanile per il momento sta lavorando alle sue liste. Ma è disposta a valutare convergenze sulle parole d’ordine del partito: «Salvaguardia dei valori, difesa del Mezzogiorno, tutela delle garanzie giudiziarie per i cittadini». Se si arriverà a qualcosa bene, altrimenti, spiega Mastella, «scenderemo in campo con le nostre forze, che in alcune realtà non sono affatto trascurabili, e accetteremo la sfida a viso aperto. Una cosa è certa: non svenderemo la nostra dignità, né a sinistra, né a destra, né al centro».
A rendere difficile l’accordo in questo caso, nonostante l’Udeur possa contare su alcuni voti certi, è un problema di immagine. Il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa ne ha parlato apertamente ieri, spiegando di non avere avuto per il momento contatti con l’Udeur. «Lo conosco da molti anni Mastella. Però ha un problema con l’elettorato italiano, il problema è come viene percepito. Non possiamo certo creare un altro partito familistico o padronale, dobbiamo creare - ha concluso - un partito della gente».
I dubbi non riguardano solo questioni di principio. Il timore che attraversa i tre partiti centristi è che alla fine il listone abbia meno appeal elettorale delle singole liste.

E che finisca per mettere a rischio seggi. Insomma il «posizionamento tattico» del centro, che è già un ridimensionamento del grande centro, finirebbe per rivelarsi una scelta perdente anche dal punto di vista dei voti.

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